Testimonianze dei pazienti. La testimonianza di Davide A.

(dal notiziario “W Ale Notizie n°32 del 19 giugno 2018)

La speranza di una diagnosi e la certezza di un percorso.

Mi chiamo Davide ed ho 23 anni. Sono cresciuto con una mano “diversa” rispetto all’altra, più gonfia e “più pesante” e, spesso, dolorante. Ho imparato a conviverci, così come a sopportare ogni episodio doloroso, in attesa che passasse, anche se sapevo, come so, che prima o poi sarebbe sempre ritornato.
Quando cresci con un problema, per te diventa la quotidianità, ma ho sempre avuto l’impressione che il “normale” per te, non lo è per gli altri, per i compagni di scuola, per i parenti e gli amici, che prima o poi sentono quasi il dovere di chiederti: “Ma cosa hai?”
Una domanda che ti fa ripensare al tuo problema, anche se vuoi viverlo diversamente. Certo, non ho giocato a basket, ne’ a pallamano o a pallavolo, tantomeno a tennis. Anche se quasi sempre con una mano fasciata, ho praticato il calcio, che, fortunatamente è diventata la mia passione, tanto da farmi dimenticare ogni altro sport. Io ho 23 anni e non so ancora di cosa soffro. Diverse sono state le diagnosi ed ognuna, puntualmente, ribaltata da un’altra.
Il mio ultimo periodo doloroso mi ha portato alla Stanza di Ale di Roma, dove ho incontrato, insieme alla mia famiglia, medici e persone che ci hanno dato fiducia. Il Prof. De Stefano, in particolare, con parole semplici ci ha spiegato cosa può aver generato il mio problema, che va ancora approfondito con nuovi esami. Ci ha proposto un intervento di prelievo bioptico per la definizione della patologia. Non solo, ci ha anche comunicato che saremo contattati dal Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, presso il quale sarà eseguito l’esame.
Io abito in Sicilia, in un paesino in provincia di Agrigento e solo chi è del sud può capire quanto può essere difficoltoso trovare strutture e medici che ti possano aiutare. Io li ho trovati e con loro, cosa assai più importante, ho incontrato Persone (il carattere maiuscolo non è usato a caso), che, sono certo, mi staranno accanto in questo mio percorso che spero mi porterà a superare il mio problema. Sono fiducioso e speranzoso anche se so che il mio non è un caso semplice, per il solo fatto che a oggi, nessuno è riuscito con certezza a diagnosticarlo: forse è una malattia rara, come rare, e ne sono certo, sono le persone che danno vita, giorno dopo giorno, alla Fondazione W Ale. Grazie a tutti voi per la “speranza” che ci date..

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