“Ci tenevo ad esserci anche come rappresentante dell’Ordine nazionale… abbiamo sempre sostenuto questa iniziativa, perché i progetti come questi interpellano l’essenza vera del giornalismo, fra cui quello che interessa la comunicazione sociale. Potrei dire molte cose che hanno riguardato il banco di prova che il giornalismo ha dovuto affrontare in questi due anni, tra l’altro mi fa piacere che ci possiamo vedere in presenza, perché l’anno scorso, se non ricordo male, eravamo collegati in streaming. Siamo tornati tutti alla normalità, un ritorno alla normalità sancisce un momento importante, anche per il giornalismo professionale, che riprende il suo cammino anche nell’interlocuzione, diciamo fisica, con le persone. Questo è importante. Abbiamo naturalmente affrontato prove molto ardue, che sono state quelle di descrivere una pandemia, sono oggi quelle di descrivere e raccontare una guerra. Due palchi di prova importantissimi, che in qualche modo ci hanno visto presenti e che ci hanno messo anche nella condizione di dover fare alcuni richiami al rispetto delle nostre regole. Voglio raccontare un piccolo episodio personale. Quest’anno ho aiutato una persona a cui avevano riferito dell’ipotesi di una malattia rara; un’ipotesi diagnostica; quindi ho interpellato tutti i siti, tutte le fonti d’informazione per dare una mano a questa persona. Si trattava di una malattia non grave, per carità, però questo è il nostro lavoro: è importante illuminare quelle aree dell’informazione che non sono facilmente leggibili, ma che chiamano in causa l’essenza del nostro lavoro. Credo che iniziative come questa debbano in qualche modo servire anche a far comprendere ai ragazzi, ai giovani e a chi si accosta a questo mestiere, che serve un’informazione responsabile, cosciente dei rischi ma anche delle opportunità e del valore di quello che si fa”.