“Per me Alessandra, come per tutti i presenti, rappresenta in quest’aula universitaria l’incontro tra l’io individuale e l’io sociale. Il video che abbiamo visto rappresenta frammenti di una vita vissuta intensamente seppur brevemente. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i presenti, perché in sei anni abbiamo costruito realmente tanto e sto parlando del Premio giornalistico, un grande indicatore del successo di Alessandra, che sta riunendo insieme tante persone che l’hanno vissuta e che l’hanno seguita e che le hanno voluto bene. Devo alzarmi in piedi tutte le volte che parlo in quest’aula, perché altrimenti mi viene da piangere e quindi devo trattenermi, devo prendere fiato ed una piccola rincorsa per dire grazie a tutti veramente. Pensate che il sorriso di Alessandra apre le porte, come io ho aperto la mia porta in un giorno veramente incredibile. La porta era più piccola e io non sapevo che lei fosse su una sedia a rotelle. La convocai perché avevo avuto il suo curriculum, mi era arrivato. Me l’aveva mandato e l’avevo letto. Così ho detto: “Andiamo subito nella 789 perché qui non entra”. Chi è stato in Rai sa che cos’è la 789: è una piccola sala riunioni che però ha una porta regolare; mentre la mia stanza aveva una porta non angolare … questo mi dava molta agitazione, anche perché Alessandra non la vedevo sulla sedia a rotelle, così come voglio vedere tutti coloro che hanno delle abilità diverse. Mi fermo qua, perché potrei trattenervi e anche emozionarvi e invece vi auguro buon lavoro”.