Andrea Garibaldi, Presidente di Giuria del PGAB, risponde a qualche nostra domanda sul panorama del giornalismo oggi. Giornalista e inviato speciale del Corriere della Sera, è stato vice-capocronista de il Messaggero e capocronista dell’edizione romana del Corriere della Sera. Tra le sue pubblicazioni: “Qui comincia l’avventura del signor”,“C’era questo c’era quello” e “Piombo e carta, cronache da Sarajevo assediata”.
Il PGAB si rivolge a giornalisti giovani legati in qualche modo all’Ordine dei Giornalisti, non è una scelta in controtendenza ai tempi dell’informazione partecipata?
Nel panorama del Giornalismo oggi, penso che l’Ordine abbia ancora un senso se garantisce ai lettori che chi è iscritto ha le competenze e le capacità per fornire informazioni precise, controllate e ben raccontate. Al contrario del giornalismo partecipativo, che è quello che vede la partecipazione di chi è testimone o protagonista e comunque partecipa a un fatto, il giornalista deve avere la massima apertura nei confronti di tale fenomeno, nato soprattutto grazie agli smartphone e può intervenire con le sue competenze e esperienze a controllare la veridicità del fatto e a costruire un racconto.
Come definire il giornalismo partecipativo e come dovrebbe rapportarsi un buon giornalista a questo fenomeno?
Ormai il mondo dei social e dei blog si affianca al giornalismo. E’ costituito soprattutto di commenti ai fatti, di punti di vista. Il giornalismo invece ha dietro un lavoro di scavo, ricerca di fonti, confronto, maggiore responsabilità. Ancora di più oggi, poi, l’importanza delle parole, la costruzione del racconto sono fondamentali in ogni lavoro giornalistico. Le parole vanno sempre soppesate e calibrate per evitare luoghi comuni e frasi scontate.
Il mondo dei social e dei Blog ha portato un miglioramento dell’offerta giornalistica o ne ha abbassato il livello qualitativo e la credibilità?
Per quanto riguarda la comunicazione sociale, risulta ancora un tema “cenerentola” perché il giornalismo tradizionalmente si è occupato di crisi, problemi, negatività. Ma ultimamente (vedi l’inserto “Buone notizie” del Corriere della Sera) la tendenza mostra segni di inversione, il pubblico si interessa anche a ciò che funziona.
Comunicazione Sociale: è un argomento “cenerentola” sulle testate italiane perché non fa notizia o perché non viene trattato in modo corretto?
Il giornalismo vive in parte una situazione di crisi perché -con l’avvento delle nuove tecnologie- è passato da professione di un certo prestigio a lavoro mal pagato e mal considerato. Tuttavia c’è ancora molto bisogno di buon giornalismo, di qualcuno che lavora sull’attendibilità di ciò che viene diffuso. Inoltre, negli anni del Premio ho notato che sui temi sociali c’è un miglioramento quantitativo e qualitativo. Molti sono i giovani che sanno scrivere e sanno raccontare.