Giulia Polito introduce la sua intervista con una breve presentazione: “Nata a Reggio Calabria, classe 1989. Ho iniziato a scrivere per un blog indipendente. Come molti ho incontrato la cronaca e la politica ma è con la radio che ho scoperto il non-profit, stessa società, ma punto di vista visionario e interessante da cui guardare il futuro. Per tre anni l’ho respirato lavorando per la sezione sociale del Corriere della Sera. Sempre per il Corriere ho collaborato con InVisibili, lo spazio dedicato ai temi della disabilità. Oggi lavoro per Il Paese Sera, nuovo quotidiano e progetto editoriale indipendente.”
Partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico è stata una sfida?
Nella sua etimologia sfidare è togliere la fede per provocare, un’ottima scusa per guardare questi anni di professione e tracciare un punto. Bilancio positivo, sono cresciuta e ho voglia di continuare a farlo.
Comunicazione Sociale: è un tema che trova spazio sulle testate?
Sì, soprattutto negli ultimi anni. Merito delle testate di settore che hanno inciso positivamente sull’editoria generalista. La domanda è però se la quantità valga la qualità. L’errore è quello di continuare a creare dei “ghetti” più utili al marketing che non ai lettori.
Le parole, in un tema come quello del PGAB, si scelgono o sono già scelte?
Chi dice che le parole sono solo forma sbaglia. Le parole sono la sostanza delle idee, le gambe su cui camminano. Scegliere quelle giuste è necessario, saperlo fare un mestiere. Dove tutti abbiamo sempre da imparare.
Le notizie devono essere sempre nuove?
Ogni notizia è in realtà di per sé unica ed eccezionale. Essere fermi a ripeterle o copiarle non ha senso, basta staccare gli occhi dal computer e andare a cercarle.
Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?
Hanno inseguito troppo a lungo il business. Ma i lettori per fortuna se ne sono accorti. Pretendono qualità. Se gli editori non lo comprenderanno il rischio sarà l’estinzione della categoria a danno della democrazia.
Chi è oggi, secondo te, un buon giornalista?
Una persona curiosa, aperta, critica e capace di sperimentare nuovi linguaggi. Insomma, un vecchio giornalista.