Claudio Rinaldi si presenta ai lettori del Premio Giornalistico Alessandra Bisceglia prima di rispondere alla nostra breve intervista: “Mi chiamo Claudio Rinaldi, ho 28 anni e sono un giornalista lucano, trapiantato a Roma da quasi dieci anni. Apprezzo “la grande bellezza” di questa città e, proprio per questo, cerco nel mio lavoro di raccontare le assurdità e le incongruenze che ci regala ogni giorno. Collaboro con Quarta Repubblica, un programma televisivo di Rete4, e con il Corriere della Sera.”
Partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico è stata una sfida?
È una sfida perché troppo spesso in Italia il sociale viene dopo. E dunque trovare storie forti non è affatto facile.
Comunicazione Sociale: è un tema che trova spazio sulle testate?
Sì, ma non quanto ce ne sarebbe bisogno. Spesso la priorità nei giornali va alla politica pura. Ma anche il sociale fa parte delle scelte dei nostri governanti e quindi meriterebbe più spazio nel racconto collettivo.
Le parole, in un tema come quello del PGAB, si scelgono o sono già scelte?
Le parole vengono da sole, raccontando la realtà delle cose.
Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?
Le testate, in generale, sono dei prodotti commerciali. Ma questo non significa rinunciare al servizio pubblico. Non parlare di alcuni temi solo perché fanno “meno audience”, è una scelta sbagliata.
Chi è oggi, secondo te, un buon giornalista?
I giornalisti con i quali ho la fortuna di lavorare. Professionisti forse meno conosciuti al grande pubblico, ma veri maestri di giornalismo. Francesco Fossa e Claudia Marchionni di Quarta Repubblica, Giuseppe Di Piazza del Corriere della Sera.