Valerio Lo Muzio, nato a Foggia il 15/09/1990, è un giornalista professionista e videomaker. È corrispondente dall’Emilia Romagna per l’edizione nazionale di Repubblica.it. Collabora con il programma Tagada, talkshow pomeridiano di La 7. Ha collaborato per I l Fatto Quotidiano, il Corriere della Sera (Youreporter e Reportime), Daily Mirror, Ticino online, il Resto del Carlino e Ruptly.tv.
Partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico è stata una sfida?
No, credo sia importante da giornalista trattare temi specifici e cercare di far emergere le storie di chi non ha voce.
La Comunicazione Sociale: è un tema che trova spazio sulle testate?
La comunicazione sociale in genere non trova tanto spazio sulle testate, se non per creare sensazionalismo, tuttavia ritengo che grazie alla sensibilità di molti colleghi e di alcune testate, queste tematiche oggi rispetto a prima stanno trovando sempre maggior spazio
Le parole, in un tema come quello del PGAB, si scelgono o sono già scelte?
Nel lavoro presentato con la mia collega Elisa Toma, abbiamo scelto di lasciare le parole a chi vive sulla propria pelle ogni giorno una malattia come la sordità.
Le notizie devono essere sempre nuove?
Le notizie devono interessare chi le legge, non importa che siano fresche di giornata.
Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?
Non esistono editori puri, ma credo che i giornali siano dei loro lettori e dei giornalisti che ci lavorano. Queste due componenti, con la passione, la professionalità e le competenze fanno l’anima di un giornale. Quando facciamo il nostro lavoro dobbiamo sempre tenere a mente che non lo facciamo per noi, ma per i nostri lettori e che stiamo facendo un servizio pubblico, oltre che costituzionalmente garantito. Quando poi i giornali riusciranno a smarcarsi completamente da certe dinamiche legate agli introiti pubblicitari, puntando maggiormente sulle inchieste riusciremo finalmente a rispondere alla sempre crescente richiesta di un giornalismo di qualità.
Chi è oggi, secondo te, un buon giornalista?
Non riesco a indicare un singolo giornalista, stimo e apprezzo più delle “grandi firme” ogni collega freelance, che ogni giorno come me, lotta contro la precarietà, facendo i salti mortali e spesso incastrando vari lavori, ma cercando ogni volta con professionalità e serietà di raccontare i fatti.