Intervista a Valentina Panetta

1. Come hai saputo del Premio e perché hai deciso di partecipare?

Ne ho saputo sul sito dell’Ordine. Ho deciso di partecipare perché ci sono al centro tematiche che mi sono molto care,

2. Un Premio Giornalistico può realmente sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche sociali?

Assolutamente sì. Perché incentiva i giornalisti che si occupano di questi temi e vede riconosciuto il loro impegno.

3. Qual è la storia che hai raccontato che ti ha segnato di più?

Una matita tenuta stretta tra i denti per sottolineare le pagine di studio e una penna touch screen che scorre sullo smartphone, per dare sfogo alla sua creatività. Beatrice Di Livio, 27 anni, romana, è una tiktoker di successo e studentessa universitaria determinata a raggiungere i propri obiettivi. Vive la sua vita in sedia a rotelle da quando aveva 10 anni per una neuropatia ipomielinizzante. Una patologia genetica rara che le ha tolto gradualmente l’uso delle braccia e delle gambe, e che è ora il cavallo di battaglia delle sue battute più pungenti, tanto amate dai suoi 158 mila follower, che condivide con il fidanzato Gabriele. Ma non chiamatela ragazza speciale: “Mi dà fastidio quando lo fanno solo perché sono disabile, le persone sono speciali per altri motivi”.

4. Esiste una ricetta per raccontare la sofferenza con oggettività?

Sì, quella di fuggire dal pietismo e dal sensazionalismo e raccontare la sofferenza attraverso le voci delle persone coinvolte.

5. Hai mai incontrato barriere nel raccontare la sofferenza? Se sì, di che tipo?

Sì, la sofferenza difficilmente viene apprezzata dalle piattaforme. Si preferisce un tone of voice ottimista.

6. Il giornalismo moderno dà un adeguato spazio alle tematiche sociali?

Si potrebbe senza dubbio fare di meglio.

7. L’utilizzo della intelligenza artificiale nel giornalismo è un valore aggiunto o un rischio per la comunicazione sociale?

Entrambe le cose. Aggiornare le proprie competenze è ormai una necessità.

8. Che significa, secondo te, essere un buon giornalista?

Saper raccontare al pubblico nel rispetto dei principi deontologici una storia, un tema complesso con un linguaggio semplice. E fare luce su tematiche, come quelle sociali, spesso dimenticate.