Intervista a Simona Berterame

  1. È una sfida partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico?

Sicuramente sì però mi trovo spesso a trattare tematiche legate al mondo del sociale, della disabilità e dell’integrazione. Sono racconti complessi, che ti entrano dentro ma una volta pubblicati regalano tanta soddisfazione e ti insegnano sempre qualcosa.

  1. Qual è la storia o il caso che hai raccontato che ti ha segnato di più?

Mi occupo da anni del mondo manicomiale e in particolare ho raccolto diverse testimonianze di ex pazienti internati in manicomio prima dell’approvazione della Legge Basaglia. Le loro voci ti spiazzano, raccontano di veri e propri lager dove si finiva anche senza avere nessuna malattia mentale.

  1. Cosa può e/o deve essere oggetto di informazione?

L’informazione deve essere legata ad una notizia, un episodio che valga la pena raccontare. Perché trattare quella storia? I motivi possono essere tanti, il primo fra tutti ovviamente è quello di informare chi ci ascolta, ma anche far riflettere e scatenare la curiosità su un certo argomento.

  1. La Comunicazione Sociale è un tema che trova spazio sulle testate? Esistono parole “giuste” per parlarne?

In alcuni periodi l’informazione è diventata quasi monotematica. Prima con la pandemia, adesso con la guerra, diventa perciò sempre più difficile in quei momenti ritagliare uno spazio per altri argomenti. La bravura del giornalista in questo caso sta proprio nel riuscire a trovare il canale giusto, il titolo accattivante per permettere anche a quell’argomento di uscire fuori.

  1. Le notizie da divulgare e raccontare devono essere sempre nuove?

Non necessariamente. Esistono le ricorrenze, gli anniversari per riproporre storie già trattate ma magari con un taglio diverso. I racconti esclusivi sono fondamentali per il prestigio di una testata ma anche stimolare la memoria storica è importante.

  1. Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

Dovrebbero essere servizi pubblici ma spesso sono (anche) prodotti commerciali. La difficoltà è fare coesistere questi due elementi cercando di far prevalere sempre l’importanza dell’informazione.

  1. Che significa, secondo te, essere un buon giornalista?

Un buon giornalista sa ascoltare, non affronta una notizia con preconcetti e pregiudizi. Pone domande senza avere già una risposta, è curioso di tutto ciò che lo circonda e cerca sempre di apprendere nozioni nuove.

  1. Come sei venuto a conoscenza del Premio?

Conosco questo premio da diversi anni e l’ho scoperto grazie alla vostra pagina Facebook.

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