Simona Berterame è una giornalista video-maker di 27 anni, nata a Roma. Dal 2014 lavora per Fanpage.it e si occupa principalmente di cronaca in tutte le sue sfumature, con una particolare attenzione ai temi sociali e ambientali e alle storie di cronaca nera. Laureata in Scienze della Comunicazione a Roma Tre nel 2015, muove i primi passi nel mondo del giornalismo lavorando per piccole realtà locali e per l’agenzia video-giornalistica Meridiana Notizie. Ha scritto in passato sul blog di Huffingtonpost Italia ed ha lavorato nello staff comunicazione di Alfio Marchini, in occasione delle elezioni amministrative del 2013. È un socio fondatore dell’associazione GVPress – Associazione Italiana dei Giornalisti Videomaker.
Partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico è stata una sfida?
Direi proprio di sì, la tematica sociale è sempre stata una delle mie grandi passioni e poter oggi proporre un mio lavoro ad una giuria è sicuramente una sfida importante.
La Comunicazione Sociale: è un tema che trova spazio sulle testate?
Le tematiche legate al mondo del sociale trovano un discreto spazio nel panorama dell’informazione italiana. Il problema è spesso come viene poi trattato l’argomento, il taglio utilizzato, gli esperti interpellati, le parole utilizzate.
Le parole, in un tema come quello del PGAB, si scelgono o sono già scelte?
Le parole sono importanti diceva Nanni Moretti in “Palombella Rossa” ed aveva proprio ragione. Le parole, quando si raccontano certi temi, vanno non solo scelte ma analizzate, selezionate e calibrate con cura. Perciò posso dire assolutamente che le parole si scelgono con tutta l’attenzione possibile.
Le notizie devono essere sempre nuove?
Di getto risponderei di sì ma poi riflettendoci bene e pensando a tutti gli approfondimenti sui cold case che appassionano i lettori direi di no, le notizie non devono essere sempre nuove. La storia è fatta di corsi e ricorsi e il giornalismo può inserirsi anche in questo meccanismo, raccontando per esempio un fatto storico di diversi anni fa, magari con documenti inediti o utilizzando apparecchiature di ultima generazione per rendere il prodotto più attuale e accattivante
Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?
Troppo spesso ci troviamo di fronte ad un giornalismo dominato dalla legge dei clic e della pubblicità. Sarebbe ipocrita non credere che il profitto sia al primo posto nel panorama dell’editoria nostrana e spesso agendo così la qualità si perde un po’ per strada. Ma non tutto è perduto: esistono ancora tanti esempi di buon giornalismo, quello che scava, informa e dona un servizio pubblico con i fiocchi ai propri lettori. Basta saper cercare.
Chi è oggi, secondo te, un buon giornalista?
Un buon giornalista oggi è una persona tremendamente curiosa e amante del proprio mestiere in un modo viscerale. Perché questo lavoro riesci a farlo nel modo giusto solo se guidato da una passione smisurata per quello che si fa. Altrimenti, se non hai quel fuoco che ti arde dentro, dopo poco tempo getti inevitabilmente la spugna considerando i ritmi frenetici, le condizioni di vita precarie e lo stress giornaliero. Ma un buon giornalista è anche una persona attenta, precisa, che non lascia nulla al caso per realizzare il suo racconto. Questo perché solo con una descrizione accurata e senza lasciare nulla al caso sarà possibile fornire ai lettori una notizia chiara e facile da comprendere.