Intervista a Ottavio Cristofaro

Ottavio Cristofaro è laureato in Scienze della Comunicazione e specializzato in Comunicazione e Multimedialità presso l’Università degli Studi di Bari con il massimo dei voti. Giornalista e scrittore, opera nel campo dell’organizzazione di uffici stampa, sia in ambito culturale e con particolare riferimento al campo politico con esperienze nazionali, regionali e locali. È direttore del portale web “Lo Stradone” ed è stato direttore di Puntoradio. Gode di diverse esperienze da docente formatore, sia presso istituti superiori secondari che presso istituzioni accademiche. È senior advisor per le imprese sotto il profilo della comunicazione aziendale. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche ed è giornalista per La Gazzetta del Mezzogiorno.

 

Partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico è stata una sfida?

La vera sfida, in realtà, è quella di restituire quotidianamente una dimensione umana alla nostra attività giornalistica. Dietro ogni storia che raccontiamo ci sono sempre delle persone, con le loro vite e le loro famiglie. Quella della dimensione sociale è un’attenzione che il giornalismo deve porre sempre al centro del proprio agire.

 La Comunicazione Sociale: è un tema che trova spazio sulle testate?

Si può fare certamente molto di più. Credo però che ci sia un cambio di marcia in merito, con un’attenzione maggiore su questi temi, che però necessitano anche di una adeguata formazione continua per gli operatori dell’informazione.

 Le parole, in un tema come quello del PGAB, si scelgono o sono già scelte?

Per noi giornalisti le parole hanno sempre un peso diverse. Nessuna parola è già scelta. È la grande lezione del linguista e semiologo, Ferdinand de Saussure, quando parla della differenza tra “langue” e “parole”. La “langue”, intesa come un sistema di segni che formano il codice di un idioma, va distinta dalla “parole”, cioè dall’atto linguistico del parlante, che è “individuale” e “irripetibile”.

 Le notizie devono essere sempre nuove?

Non per forza. L’importante è sempre il racconto di quella notizia, il contesto in cui si svolge. In sostanza accade quasi sempre che le notizie siano diverse l’una dall’altra.

 Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

Una cosa non esclude l’altra. Possiamo dire che sono sia prodotti commerciali che servizi pubblici. Alcune testate scelgono di essere solo prodotti commerciali, ma credo che nel lungo periodo questa non sia mai la scelta giusta.

  Chi è oggi, secondo te, un buon giornalista?

Qualche settimana fa ero a una lezione con dei bambini di scuola materna. A loro ho rivolto questa stessa domanda. Mi ha risposto Tommaso, un bambino di quasi 5 anni, il quale mi ha detto che “i giornalisti raccontano il mondo”. La sua purezza e la sua ingenuità mi hanno fatto capire che questa è la definizione più bella che si possa dare a questo mestiere e mi ha dato un grande messaggio di incoraggiamento per proseguire a svolgere sempre meglio questa professione.

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