Intervista a Oriana Gionfriddo

1. Come hai saputo del Premio e perché hai deciso di partecipare?

L’ho conosciuto tramite e i social. Decido di partecipare perché il mondo del sociale è la motivazione per cui ho scelto questo mestiere

2. Un Premio Giornalistico può realmente sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche sociali?

Il focus non è il premio, ma il bisogno di raccontare storie che arriveranno al premio. Quest’ultimo non può che essere da un lato un buon mezzo per la diffusione e dall’altro un modo per incoraggiare i giovani a raccontare storie e a occuparsi della parte più umana di questo mestiere, in un mondo che corre e ai volte vola sulle ali dell’apparenza di un feed Instagram

3. Qual è la storia che hai raccontato che ti ha segnato di più?

Assolutamente quella che ho raccontato nel mio servizio

4. Esiste una ricetta per raccontare la sofferenza con oggettività?

No. Esiste l’empatia.

5. Hai mai incontrato barriere nel raccontare la sofferenza? Se sì, di che tipo?

Assolutamente sì. Mi è capitato che qualcuno chiedesse l’anonimato per non essere stigmatizzato in una città piccola come quella in cui vivo

6. Il giornalismo moderno dà un adeguato spazio alle tematiche sociali?

Probabilmente no

7. L’utilizzo della intelligenza artificiale nel giornalismo è un valore aggiunto o un rischio per la comunicazione sociale?

Un valore aggiunto per tutto quello che riguarda il “cotto e mangiato”. Per le storie di vita un mondo artificiale non può esistere

8. Che significa, secondo te, essere un buon giornalista?

Essere al servizio della verità