Intervista a Marialaura Iazzetti

Marialaura Iazzetti è nata a Napoli nel 1994. Bologna l’ha adottata per cinque anni durante gli studi universitari in Filosofia. È praticante alla Scuola di Giornalismo Walter Tobagi, ma lavora nel mondo del giornalismo da quando ha 21 anni. Ha cominciato nella redazione locale di Repubblica a Bologna, poi al Resto del Carlino. Ora collabora con Huffington Post, D-La Repubblica e L’Espresso. Nel 2019 ha vinto il premio Meszely sullo storytelling sportivo. Adora raccontare storie e quando scrive tendo a fissare le persone. Segue con attenzione la questione migratoria.

 

Partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico è stata una sfida?

 È stata sicuramente una sfida, ma il tema era molto interessante e spaventarsi di fronte alla complessità non avrebbe avuto nessun senso. Fa parte del nostro lavoro affrontare tematiche spinose.

 La Comunicazione Sociale: è un tema che trova spazio sulle testate?

 Per come la vedo io, la comunicazione sociale trova troppo poco spazio sulle testate. Inoltre, quando se ne scrive, lo si fa in modo stucchevole e compassionevole.

 Le parole, in un tema come quello del PGAB, si scelgono o sono già scelte?

 Le parole si scelgono, con cautela. L’obiettivo è informare correttamente

 Le notizie devono essere sempre nuove?

 Devono essere nuove nel senso di riuscire a dare al lettore un’informazione in più che non conosceva

 Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

 Le testate secondo me oggi possono essere intese come prodotti commerciali e di certo veicolano servizi pubblicitari. L’importante è che contestualmente a tutto ciò continuino a fare informazione

 Chi è oggi, secondo te, un buon giornalista?

 Credo che oggi possa essere considerato un buon giornalista Mario Calabresi per il modello di informazione che veicola

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