Intervista a Giulia Taviani

Giulia Taviani ha 22 anni. Nata e cresciuta a Verona, si è trasferisce a Milano a 19 anni. Nel 2019 si laurea in Comunicazione, Media e Pubblicità alla IULM, dove ora frequento il Master in Giornalismo. A quattro anni ha iniziato a scrivere poesie discutibili, a 20 qualcosa di più serio. Da gennaio 2019 collabora con una testata online chiamata “Periodico Daily” dove scrive di spettacolo, viaggi, attualità e un po’ di sport, anche se è fortemente attratta da ciò che è nascosto agli occhi di tutti. Una passione che le piacerebbe trasformare in un lavoro di reportage o inchiesta, accanto anche alla voglia di creare nuovi contenuti, in particolare video.

 

Partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico è stata una sfida?

Personalmente no. È un tema di cui ho già trattato in passato e a cui mi sento particolarmente vicina. Ritengo che sia un mondo di cui si parli ancora troppo poco, un argomento che purtroppo non trova interesse. E poterne parlare e raccontare cosa siano le malattie rare e cosa queste comportino, mi ha fatto sentire che potevo ridare la giusta importanza a tutti coloro che soffrono di un qualsiasi tipo di malattia rara e a coloro che ogni giorno gli stanno vicino e li aiutano.

 La Comunicazione Sociale: è un tema che trova spazio sulle testate?

Trovo che le testate in generale lascino sempre meno spazio a questo argomento. Che non sono per forza le malattie rare, ma la comunicazione sociale in generale. Forse solo negli ultimi anni si sta tornando a una sorta di sensibilizzazione sui temi sociali. E una motivazione potrebbe essere perché trova poco interesse tra la popolazione stessa.

 Le parole, in un tema come quello del PGAB, si scelgono o sono già scelte?

Credo che le parole in un tema come questo siano già dentro a chi scrive. È difficile inventare da zero un argomento come quello delle malattie rare, è difficile staccarsi dalla notizia, dal racconto. Quindi credo che le parole in questo caso non siano né già scelte né si scelgono, semplicemente arrivano, bisogna solo essere in grado di metterle nell’ordine giusto.

Le notizie devono essere sempre nuove?

Non credo sia necessario avere sempre l’ultima notizia, quella più recente. Credo che tutte le notizie possano tornare ad avere una vita, la differenza sta nel giornalista, che deve essere in grado di aggiungere sempre un elemento in più, una sfaccettatura nuova. Così da aggiungere dettagli e informazioni alla notizia di partenza.

 Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

Dipende dalla testata che viene presa in considerazione. Sicuramente rispetto al passato sono state molto più commercializzate, ciò però non toglie che continuino a fare servizio pubblico.

Chi è oggi, secondo te, un buon giornalista?

Penso che per essere un buon giornalista oggi non occorra solo saper scrivere bene ciò che si vede, ma serve saper raccontare tutto il mondo che gira attorno alla notizia. Sapersi immergere in quello che si sta trasmettendo, saperlo raccontare sia per iscritto, che oralmente, che con immagini, video, link ecc. Essere giornalista vuol dire aiutare tutti i lettori a conoscere la realtà delle cose, a scoprire il mondo. Arrivare laddove non riescono ad arrivare loro.

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