Intervista a Giada Giorgi

  1. È una sfida partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico?

È la stessa sfida a cui il giornalismo oggi deve rispondere, fare luce su realtà che solo in apparenza possono sembrare specifiche o di nicchia ma che in verità comprendono molte più persone e molti più bisogni di quanto si immagini. Quindi sí, è una sfida stimolante e più che mai attuale.

  1. Qual è la storia o il caso che hai raccontato che ti ha segnato di più?

La storia di Francesco Mercurio. Un ragazzo sordocieco che ha deciso di farmi assistere a uno dei suoi massimi momenti di libertà, un volo in deltaplano. La cosa che mi ha più segnato però è stata la sua capacità di abbattere ogni retorica: “Smettetela di chiamare la disabilità “un dono”, la disabilità è un problema che ha bisogno di soluzioni”.

  1. Cosa può e/o deve essere oggetto di informazione?

Il diritto negato a molti esseri umani di avere un posto nel mondo alla pari degli altri.

  1. La Comunicazione Sociale è un tema che trova spazio sulle testate? Esistono parole “giuste” per parlarne?

La Comunicazione Sociale non trova abbastanza spazio sulle testate giornalistiche. E quando succede viene spesso associata a racconti pietistici che poco contribuiscono all’idea di un’informazione costruttiva. Esiste un linguaggio adatto fatto di parole pesate e non “etichettanti”,  superficiali o “drammatizzanti”.

  1. Le notizie da divulgare e raccontare devono essere sempre nuove?

Le notizie da divulgare devono avere senza dubbio il carattere dell’attualità, cercando di andare sempre un po’ più oltre a quello che si è già detto o scoperto. Ma al di là della novità dei contenuti quello che più importa è l’emancipazione del racconto. A volte i problemi irrisolti della società rimangono purtroppo gli stessi, quello che siamo chiamati a fare come giornalisti è riuscire a proporre punti di vista e spunti sempre nuovi.

  1. Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

Voglio continuare a pensare che la mia professione sia ancora un servizio. L’informazione online, così come viene intesa attualmente,  ha purtroppo contribuito a rendere le testate giornalistiche delle grandi vetrine dove chi espone la merce più abbagliante riesce ad avere la meglio. Il rischio è che dietro l’abbaglio ci sia poca sostanza e pochi contenuti.

  1. Che significa, secondo te, essere un buon giornalista?

Significa essere un veicolo di informazione verificata per tutti quelli che la cercano. Un ponte tra la realtà e il lettore, nel tentativo di offrire un servizio concreto.

  1. Come sei venuto a conoscenza del Premio?

Tramite i social network

          

 

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