Intervista a Davide Giuliani e Giulia Paltrinieri

  1. Un Premio Giornalistico può realmente sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema così specifico?

A nostro parere, per sensibilizzare realmente l’opinione pubblica, non può essere sufficiente il solo premio giornalistico. Questo perché, per natura stessa del bando di questo concorso così come di quelli di altri premi, per favorire la partecipazione il tema è ampio e non così specifico. Per rendere più efficiente la sensibilizzazione servirebbe, accanto al premio, magari in occasione della consegna così come in altri appuntamenti durante l’anno, organizzare eventi che trattino la tematica – nelle sue molteplici sfaccettature – in maniera più puntuale. Realizzando una serie di incontri che permettano di toccare i diversi aspetti della comunicazione sociale, magari coinvolgendo dei testimonial “famosi” e coinvolgendo sicuramente i candidati al premio e i vincitori delle precedenti edizioni.

2. Qual è la storia o il caso che hai raccontato che ti ha segnato di più?

È difficile scegliere una storia tra le tante. Ancor più considerando di dover unire le nostre diverse esperienze. Questo perché ogni incontro, ogni persona con cui entriamo in contatto facendo il nostro lavoro, lascia a suo modo qualcosa, chi più chi meno. Pensiamo di poter dire però, avendo avuto la fortuna di confrontarci anche con interlocutori “famosi”, che le storie che più lasciano il segno sono quelle di persone comuni, cui magari i grandi temi dell’informazione non lasciano abitualmente troppo spazio. Ma che possono davvero lasciare, in noi come in chi vede il nostro lavoro, un segno importante.

3. È possibile raccontare la sofferenza senza rinunciare all’oggettività?

Crediamo sia fondamentale questo aspetto. Sia per una questione di professionalità sia per una questione di dignità delle persone intervistate o incontrate nello svolgere il nostro lavoro. La dignità di un uomo o di una donna va ben al di là della situazione pur difficile che può attraversare; cadere nel pietismo è un rischio che si deve evitare prima per i protagonisti delle storie e poi per l’oggettività della narrazione.

4. La Comunicazione Sociale è un tema che trova spazio sulle testate?

È un tema che trova spazio soprattutto in concomitanza alla realizzazione di eventi, più o meno grandi. Da qui anche il suggerimento che ci siamo sentiti di dare alla domanda numero 1. Per fare un esempio concreto, una delle iniziative che trova maggiormente spazio ogni anno è la Colletta Alimentare organizzata dalla Fondazione Banco Alimentare. Il raccontare un evento semplice come il “fare la spesa per chi è in difficoltà” ha fatto sì che, anno dopo anno, l’evento coinvolgesse sempre più persone, fino ad arrivare a vip, sportivi di primo piano e alle più alte cariche istituzionali. E, così facendo, ha conquistato sempre più spazio da un punto di vista comunicativo sia a livello di testate cartacee sia per quanto riguarda la televisione e gli altri mezzi di comunicazione.

5. Secondo te bisogna raccontare notizie sempre nuove?

Sicuramente negli ultimi anni c’è stata la rincorsa a notizie sempre nuove, quasi a determinare una sorta di “ingordigia da scoop”. Un fattore che per tanti aspetti ha portato al venir meno di qualità nell’informazione. Non dovrebbe essere così fondamentale raccontare notizie sempre nuove, quanto approfondire e meglio spiegare quelle davvero importanti. Solo così il giornalismo può davvero rispondere alla sua vocazione di servizio pubblico.

6. Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

Purtroppo, come anticipato nella domanda precedente, negli ultimi anni si è sempre più andati verso la caratterizzazione delle testate come di prodotti commerciali. Anche per le necessità di mercato che sono diventate sempre più stringenti. Una rotta che servirebbe invertire per riportare il mondo della comunicazione nell’alveo del servizio pubblico. Esistono casi “positivi”, generalizzare è ovviamente sbagliato, ma crediamo che questa tendenza sia innegabile.

7. È possibile fare informazione su tematiche sensibili senza creare allarmismi?

Crediamo sia necessario. Per le stesse motivazioni date alla domanda numero 3. Informare su tematiche sensibili senza creare allarmismi è un compito fondamentale, per tenere fede alla natura di servizio pubblico che il giornalismo dovrebbe avere e per rispetto delle persone le cui vite sono da queste tematiche toccate nelle più diverse modalità.

8. Come sei venuto a conoscenza del Premio?

Siamo venuti a conoscenza del Premio tramite i siti internet della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e dell’Ordine nazionale dei giornalisti.