Daniele Polidoro. Nato a Chieti. Classe 1992. Laureato in Mediazione Linguistica e Comunicazione Interculturale presso l’Università degli Studi Gabriele D’Annunzio. Dopo il master di giornalismo presso la Scuola Walter Tobagi di Milano, ha lavorato a Calciomercato.com, El Mundo Deportes, Sky Sport e La Gazzetta dello Sport. Attualmente collabora con Tgcom24 e Wired.
- È una sfida partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico?
Sì, una sfida importante non solo dal punto di vista professionale ma anche da quello umano. Nell’ultimo anno e mezzo ci si è dovuti scontrare con una realtà molto dura su un tema delicato che ha toccato la salute fisica e psicologica di tutti noi. È importante scegliere le informazioni, capirle, assimilarle, e poi “tradurle” nella maniera più chiara e semplice possibile.
- Qual è la storia o il caso che hai raccontato che ti ha segnato di più?
La storia della scuola calcio “Insuperabili”, pensata per dare la possibilità di giocare a calcio ragazzi con disabilità. Il calcio dovrebbe essere lo sport di tutti, ma non sempre è così. Per questo, vedere la gioia di quei ragazzi nel riappropriarsi di un qualcosa che sentivano proprio è stato molto bello.
- Cosa può e/o deve essere oggetto di informazione?
Le storie. Alle volte si tende a “spersonalizzare” i protagonisti delle vicende ma, in alcuni casi, sarebbe approfondire anche il lato umano di una vicenda che si racconta. La storia personale di ognuno di noi è frutto di esperienze belle e brutte che meritano di essere conosciuto, ovviamente quando servono a sensibilizzare per una causa comune.
- La Comunicazione Sociale è un tema che trova spazio sulle testate?
In parte e in forma non sempre corretta. Se ne potrebbe e dovrebbe parlare di più.
- Quali gli effetti dei Mass Media e New Media sulla comunicazione sociale?
L’avvento del digitale da un lato ha aiutato ad aumentare la platea di lettori, ma dall’altro ha portato anche la ricerca di un sensazionalismo che stona con il giornalismo.
- Esistono parole “giuste” per trattare la Comunicazione?
Sì, quelle che rispettano le vicende e i protagonisti delle storie trattate. È compito dei giornalisti sceglierle con accortezza.
- Le notizie da divulgare e raccontare devono essere sempre nuove?
No. Una notizia diventa nuova ogni volta che si arricchisce di un elemento che la rende nuovamente importante per l’interesse collettivo.
- Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?
Inevitabilmente una via di mezzo.
- Che significa essere un buon giornalista?
Raccontare la verità, verificare le fonti, analizzare gli elementi da ricostruire e raccontarli in maniera accessibile a tutti.
- Come sei venuto a conoscenza del Premio?
Ho partecipato alla seconda edizione, classificandomi al secondo posto con l’articolo sopra citato.