Intervista a Daniele Bartocci

1.È una sfida partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico?

Sicuramente sì, le sfide mi affascinano, per tale motivo ho deciso di partecipare a questo premio così prestigioso legato a tematiche assai delicate. Avendo partecipato nel corso degli anni anche a vari eventi e scritto articoli attinenti alla comunicazione sociale, solidarietà e integrazione sotto vari punti di vista… ho ritenuto opportuno seguire questo premio…

2. Qual è la storia o il caso che hai raccontato che ti ha segnato di più?

Probabilmente lo sviluppo sostenibile e i nuovi format applicati alle discipline agonistiche e sportive, anche in tema di eventi e situazioni legati a diversamente abili. Qualche anno fa nelle Marche ad esempio c’è stato un bellissimo evento che ha affrontato in maniera perfetta sport e inclusione sociale ovvero i Giochi Integrati di Scherma  tra atleti normodotati e con disabilità provenienti da tutta Europa.

3. Cosa può e/o deve essere oggetto di informazione?

Credo tutte quelle tematiche sociali che sul piccolo schermo sono poco seguite ma che in realtà assumono una fondamentale rilevanza, nonostante non siano appunto sotto i riflettori nazionali.

4. La Comunicazione Sociale è un tema che trova spazio sulle testate? Esistono parole “giuste” per parlarne?

Lo spazio mediatico riservato a queste tematiche non mi risulta essere esagerato, ma nel complesso buono. Di certo si potrebbe far meglio nei tempi dell’era digitale. Credo che le parole debbano essere scelte e selezionate, al posto giusto nel momento giusto, ai fini di un’ottimizzazione a 360 gradi.

5. Le notizie da divulgare e raccontare devono essere sempre nuove?

Un giornalista che racconta i fatti in maniera veritiera e senza condizionamenti di varia natura, puntando sull’originalità della news e ottenendo una certa reputation e credibilità, in modo tale che anche gli stessi personaggi siano maggiormente propensi a rilasciare dichiarazioni e interviste.

6. Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

È inutile nascondere che esistono testate che mantengono una propria identità strettamente ‘commerciale’, forse dimenticando il ruolo essenziale dell’utente finale. Gli interessi commerciali ‘dominano’ e probabilmente ‘domineranno’ sempre di più nel prossimo futuro. Servizio pubblico in pericolo? No, adesso non esageriamo.

7. Che significa, secondo te, essere un buon giornalista?

Essere credibili, autorevoli, originali. Essere onesti con se stessi per poterlo essere con i lettori, esercitare l’attività giornalistica con passione e sacrificio, e con la consapevolezza che non si tratta di un privilegio bensì di un servizio da saper esercitare con umiltà e autorevolezza.

8. Come sei venuto a conoscenza del Premio?

Tramite il web, un premio di assoluto prestigio che si ripete ogni anno.

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