Antonio Morelli – capo ufficio stampa di Farmindustria
“Vorrei innanzitutto portare il saluto del Presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi che mi ha delegato a rappresentare l’associazione in questo evento così importante. Come giornalista, categoria spesso trascurata, apprezzo e ammiro il lavoro certosino della maggior parte dei colleghi, il cui solo scopo è raccontare la verità per quella che è, senza nascondere nulla. E andando a fondo, approfondendo gli argomenti di attualità, con un controllo scrupoloso delle fonti per offrire un servizio ai cittadini. Come imprese facciamo il possibile perché ogni aspetto della vita del farmaco sia comunicato in maniera corretta e veritiera, utilizzando tutti i canali, da quelli tradizionali a quelli più recenti. E vogliamo migliorare sempre più. E siamo consapevoli che, anche nella comunicazione, al nostro fianco abbiamo sempre il paziente, che ci accompagna in tutta le varie fasi della ricerca e ne è il destinatario.
Dalle lezioni della pandemia al valore per il sistema Paese. Cosa le imprese vogliono comunicare
La pandemia può – anzi deve essere – una lezione che ci segna. Non dobbiamo sprecare gli insegnamenti che si possono trarre. Cito papa Francesco che all’inizio della pandemia diceva: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”. Ecco, questa esperienza ci ha insegnato tante cose fra le quali quanto siamo fragili e quanto necessaria sia la capacità di prevenire e gestire un’emergenza collettiva. La salute, d’altronde, implica ricerca, digitalizzazione, robotica avanzata, transizione ecologica, lavoro di qualità, formazione continua e investimento nelle nuove generazioni, coesione sociale. La filiera farmaceutica è tutto questo e in Italia è più diffusa di quanto si pensi. Il primo insegnamento è che la Salute è alla base di tutto. Senza Salute e investimenti nelle Scienze della Vita non c’è futuro, né sviluppo armonico della società.
Il secondo è che la partnership è un fattore strategico di competitività. Se non ci fosse stata una collaborazione serrata a livello mondiale tra aziende, Istituzioni, agenzie regolatorie e tutti gli altri attori della Salute non avremmo avuto il risultato che tutti ci auguravamo all’inizio della pandemia: il vaccino in meno di un anno. Una storia che potremmo dire che ha del “miracoloso”. Tutti hanno fatto al meglio la loro parte. E le aziende del farmaco impegnate nello sviluppo dei vaccini anti-Covid 19, con grande senso di responsabilità li hanno prodotti durante la fase di R&S senza garanzie che sarebbero stati approvati. Correndo un rischio, proprio per essere pronte alla distribuzione in caso di autorizzazione. Eppure, se posso muovere una piccola critica, spesso ci si soffermava più sui problemi (il vaccino non c’è, il vaccino ha ritardi nella produzione, etc) che sull’immane sforzo che si stava facendo e che ora ci sta permettendo di intravedere la luce in fondo al tunnel. La storia da raccontare è oggi quella di un’industria strategica per il Paese sia per quello che ha fatto durante l’emergenza pandemica sia perché ha dei numeri importanti in termini di innovazione, produzione, occupazione, investimenti, sostenibilità ambientale e transizione digitale. Ecco quali.
Ricerca/innovazione. Gli addetti totali in R&S sono 6.750, di cui oltre la metà donne. Nel 2020 gli investimenti in R&S delle imprese del farmaco in Italia sono stati di 1,6 miliardi di euro, il 6,3% del totale degli investimenti nel Paese. Circa 700 milioni sono stati dedicati agli studi clinici, spesso nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), rendendo disponibili per i pazienti terapie innovative e offrendo anche possibilità di crescita professionale a medici e ricercatori. E sostenendo tutti i costi connessi, come l’ospedalizzazione e gli esami diagnostici.
Produzione di valore. L’Italia del farmaco è ai vertici in UE, insieme a Francia e Germania, per valore della produzione: più di 34 miliardi di euro nel 2020 (65 considerando anche l’indotto), trainata da un export che negli ultimi 5 anni ha rappresentato l’85% del valore della produzione. Aziende farmaceutiche che nel Paese hanno una composizione unica in Europa: 43% a capitale italiano, 57% a capitale internazionale. E che sono tutte – grandi, piccole e medie – fortemente radicate nel territorio. Nel 2020 hanno investito 3 miliardi di euro (1,6 in Ricerca, 1,4 in produzione).
Accesso & valore. In Italia 26 milioni di persone assumono farmaci. Un numero che considerando anche i nuclei familiari e i caregiver coinvolge ogni giorno quasi tutta la popolazione.
Sono 3,6 milioni le persone che nel 2020 vivono dopo aver avuto una diagnosi di tumore. Circa 1 milione in più in 10 anni, più del 40% è guarito o è in via di guarigione, grazie alle innovazioni nelle cure, a diagnosi personalizzate e a percorsi di cura sempre più domiciliari.
Lavoro & sostenibilità ambientale. Sono 67.000 gli addetti dell’industria farmaceutica, per il 90% laureati o diplomati, in crescita del 12% negli ultimi 5 anni. Con un vero e proprio boom – del 16% – per gli under 35 negli ultimi 5 anni. Proprio per i giovani, che rappresentano il futuro, Farmindustria, con un modello unico nel Sistema Confindustria, insieme alle imprese associate, promuove un’intensa attività di Alternanza Scuola-Lavoro
L’industria farmaceutica è anche leader per occupazione femminile che raggiunge quota 43% dei dipendenti rispetto al 29% del resto dell’economia. Nella R&S poi sale addirittura al 52%. Donne che ricoprono spesso ruoli di responsabilità: sono infatti il 42% di dirigenti e quadri (52% tra gli under 40): nella farmaceutica la parità di genere è da anni una realtà.
Industria che è anche al 1° posto tra i settori industriali per numero di attività di welfare e sostegno per il benessere lavorativo, la formazione e il sostegno alla genitorialità.
Le aziende del farmaco hanno poi un’elevatissima attenzione alla sostenibilità ambientale. In 10 anni hanno ridotto in Italia del 59% i consumi energetici e del 32% le emissioni di gas climalteranti.
Digitale & Connected Care. Oltre il 90% delle imprese del farmaco nel 2020 ha mantenuto o aumentato gli investimenti in tecnologie digitali, per migliorare l’accesso alle cure e la continuità operativa.
Con il 61% delle aziende che nel 2020 ha sviluppato progetti su cloud, piattaforme di collaborazione, Big data, Intelligenza Artificiale, Internet of Things, robotica avanzata.
Conclusioni
Le imprese continueranno a fare quello che da tempo stanno facendo. Raccontare i fatti. I numeri sopra elencati significano opportunità di cura, nuova occupazione, crescita dei territori. Insomma, le imprese del farmaco creano valore. Con il Covid-19 è stato evidente il loro ruolo. Ora è importante continuare a raccontare – nel solco tracciato – i risultati raggiunti non solo relativi al Covid, ma anche i prossimi traguardi, le tante occasioni che con le Life Sciences potranno nascere per il Sistema Paese. L’industria è pronta, con la sua volontà e le sue competenze, a rafforzare il ruolo di partner strategico del Paese, per costruire insieme a Istituzioni e stakeholder un patrimonio per la salute, l’economia, la società e l’ambiente: quindi un patrimonio per la Vita.
L’Italia può mantenere e rafforzare la propria competitività, se si concretizzerà un contesto di politiche sanitarie e industriali, coerente con gli obiettivi di salute e crescita. In un settore regolato e a forte concorrenza internazionale come la farmaceutica, infatti, la partnership tra Istituzioni e Industria è un fattore strategico di competitività, per ricercare insieme, nel pieno rispetto dei ruoli e con grande senso di responsabilità, soluzioni per migliorare l’accesso alle cure, la gestione sostenibile della spesa e l’attrattività del nostro Paese per gli investimenti. La sfida che ci aspetta è quella di affrontare il futuro, recuperando il terreno perduto e pensando a nuovi modelli di governance, rafforzando sempre più la medicina del territorio. Il Covid ha determinato un ritardo significativo delle nuove diagnosi e un mancato accesso alle cure nelle principali aree patologiche: patologie oncologiche, croniche infiammatorie, cardio -metaboliche e respiratorie. Secondo uno studio IQVIA – importante azienda a livello mondiale nell’elaborazione e analisi dei dati in ambito healthcare – rispetto alla situazione pre-pandemia, si registra una perdita significativa di nuove diagnosi (- 635.000, pari a -10%), nuovi trattamenti (- 455.000, – 9%), richieste di visite specialistiche (- 3.222.000, – 32%), ed esami (-3.739.000, – 22%), sulle principali patologie croniche. Senza dimenticare di affrontare, con un deciso scatto in avanti, l’emergenza umanitaria del Covid che costituisce anche una necessità per la sconfitta della malattia. Un’operazione complessa ma che va realizzata presto, seguendo i passi suggeriti dalle Federazioni europea e mondiale delle imprese farmaceutiche: aumentare la condivisione delle dosi, ottimizzare la produzione, eliminare le barriere commerciali, sostenere la distribuzione nei Paesi a basso e medio reddito, sviluppare nuovi vaccini e terapie. Obiettivi che vogliamo raggiungere raccontandoli sempre come abbiamo fatto. Con una comunicazione chiara e trasparente, nella consapevolezza che anche in questo ambito i risultati possono essere raggiunti solo se collaboriamo. Tutti insieme”.