Donatella Pacelli, professore ordinario all’Università Lumsa di Roma, vicepresidente Fondazione Alessandra Bisceglia
Apertura dei lavori
“Benvenuti a questo evento, che ormai per noi è un appuntamento molto sentito e che è arrivato alla sua sesta edizione. Un appuntamento con cui la Fondazione ViVa Ale, l’Università Lumsa di Roma e l’Ordine dei Giornalisti portano avanti un progetto condiviso, teso a valorizzare il giornalismo che ha il coraggio di fare comunicazione sociale; che ha il coraggio di farlo declinando il grande tema della comunicazione sociale con particolare attenzione al tema delle malattie rare: quelle patologie che hanno conosciuto molte persone e che non sono più tanto rare, ma che hanno bisogno di formazione e di divulgazione, per far anche capire che forse siamo pronti a un approccio culturale diverso rispetto alla malattia. È un progetto che unisce in un continuo sinergico, il momento della formazione a quello del riconoscimento e della valorizzazione dei giovani e meno giovani. Ringraziamo veramente tanto i giovani che hanno risposto a questo bando, perché hanno colto, nell’ormai grande panorama dei premi giornalistici, l’aspetto, la specificità e l’identità di questo particolare concorso. Un concorso che entra nel cuore della comunicazione sociale con un’attenzione mirata a migliorare le condizioni di chi vive una patologia rara e che lo fa – come mi piace dire – con narrazioni che raccontando i disagi che esistono, le barriere fisiche e simboliche che ancora dobbiamo superare, ma anche con contro-narrazioni che fanno un po’ di luce su cosa sta cambiando e sui traguardi raggiuti anche in termini di empowerment da parte di chi vive nel disagio, di tutto ciò che concorre a non aggiungere disagio al disagio. Stiamo parlando di un momento formativo importante, che precede il conferimento del premio e dei riconoscimenti speciali, che ci fanno capire che abbiamo un giornalismo italiano che gode di una buona salute. Forse di alcune di queste testate si parla poco. Ma ci sono. E nel momento di conferire i premi ci fa piacere testimoniare anche il fatto che non ci sono solo giovani agli albori della loro professione, ma anche rappresentanti di un giornalismo più strutturato. La parte iniziale (del corso-convegno, ndr.) sarà dedicata ad introdurre i nostri temi con un momento di alta formazione. Ringrazio veramente tutti i relatori e giornalisti che hanno accolto il nostro invito ad essere presenti in questo convegno e a condurci in un dibattito che penso sia veramente molto interessante. Nei nostri convegni abbiamo già messo a fuoco la difficoltà di trovare le parole giuste, di dialogare tra vecchio e nuovo giornalismo, di mantenere questo ethos e di andare a divulgare e a toccare con mano le situazioni di cui si vuole parlare. Oggi non potevamo non parlare dei problemi che si affrontano, con i temi della comunicazione sociale e della malattia in particolare, in un contesto difficile che ha alterato la nostra vita e che ha messo anche in subbuglio anche le agende giornalistiche: crisi su crisi, pandemia e guerra non possono non impattare su una trattazione giornalistica che per lasciare spazio ai fragili deve sicuramente fare un importante lavoro aggiuntivo. Crediamo molto nella formazione e nella divulgazione. Siamo in un Ateneo e quindi sentiamo l’importanza di mantenere l’insegnamento di Alessandra nella formazione, nella divulgazione, nell’informazione. Le immagini che abbiamo visto narrano tanto di lei. Ma finito il video, quello che ci rimane è una luce, una luce profonda, la luce del suo sguardo, la luce e la forza del suo sorriso. Ecco, questa luce non si è dispersa. Questa luce si è riversata nel lavoro di una Fondazione che grazie, in primis, alla splendida famiglia di Alessandra (Raffaella, Antonio, Nicola e Serena) non ha disperso questo insegnamento. Grazie a tutti i soci fondatori e grazie in particolare alla prima presidente della nostra Fondazione, che con l’intelligenza creativa, l’intuito a sensibilità che la contraddistingue ha capito che una Fondazione nel nome di Alessandra poteva fare tante cose e poteva volare alto !!! Sono 12 anni – e non senza difficoltà – che la nostra Fondazione vola alto !!! E mi fa piacere dirlo come relatrice di Alessandra e come vicepresidente di questa Fondazione, che grazie ad Alessandra è diventata la famiglia di noi tutti. Il materiale divulgativo che trovate anche nelle varie sacchette (distribuite in sala, ndr.) e comunque nel sito (della Fondazione Alessandra Bisceglia, ndr.) vi fa capire quante cose importanti faccia la Fondazione, che nasce per sostenere la ricerca sulle patologie rare, sotto a guida ineguagliabile, sapiente e generosa del nostro direttore scientifico Cosmoferruccio De Stefano. Ma il lavoro poi è cresciuto. Ed è cresciuto in un approccio interdisciplinare che fa anche formazione nelle scuole, che fa accompagnamento per le famiglie che si trovano a vivere queste difficoltà, grazie ad una équipe molto articolata. In tutto questo grande lavoro, il Premio Giornalistico Alessandra Bisceglia per la comunicazione sociale occupa un posto importante per due motivi. Il primo, perché Alessandra era una giovane donna giornalista che ci ha creduto tanto e che ha fatto del suo talento un’affermazione personale importante. L’abbiamo vista, a neanche 28 anni, raggiungere traguardi importanti per come si è impegnata nello studio e nella professione: una professione che metteva insieme il giornalista e l’autore. Il secondo motivo di importanza, è che questo Premio dimostra che i temi difficili della comunicazione sociale, che incrocia il vero grosso tema della malattia, non possono essere affidati solo alla divulgazione scientifica. Grazie a tutti coloro che sono qui, grazie a chi ha risposto al bando. La partecipazione sempre crescente ci fa capire che siamo sulla buona strada. E abbiamo avuto contributi di grande sensibilità sia dai premiati che dai non premiati. Grazie ai relatori, grazie agli illustri presenti a questo primo tavolo di saluti. Cedo subito la parola al nostro Magnifico Rettore, il professor Francesco Bonini, che ringrazio anche a titolo personale, perché ha sempre sostenuto con grande passione e commozione quello che noi facevamo nel nome di Alessandra. Cominceremo con il professor Bonini, seguirà la professoressa Lorenza Lei, presidente onorario della Fondazione, che ringrazio anticipatamente. Saluto anche il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, nuovo compagno di viaggi, che colgo l’occasione di ringraziare subito, perché abbiamo veramente bisogno di un sostegno ampio e di articolare il nostro lavoro su vari fronti. Chiaramente, non posso non ringraziare gli amici dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio e nazionale, come Paola Spadari, nostra grande amica, tanto vicina alla Fondazione. Grazie a tutti !!!”.