Intervista a Marta Di Donfrancesco

1. Come hai saputo del Premio e perché hai deciso di partecipare?

Ho scoperto del Premio grazie alla scuola di giornalismo che frequento. Mi ha spinto a partecipare la voglia di raccontare una storia che potesse portare alla luce la difficoltà di affrontare qualcosa di così ignoto come una malattia rara, che proprio per questo può fare molta paura a chi ne soffre e a chi ci sta accanto.

2. Un Premio Giornalistico può realmente sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche sociali?

Credo che sia un modo per spronare i giornalisti a confrontarsi con realtà che troppo spesso rimangono ai margini della narrazione e, di conseguenza, per portare sempre più persone a prendere atto dell’esistenza di alcune situazioni lontane dalla propria esperienza. Un punto di partenza per sensibilizzare su queste tematiche.

3. Qual è la storia che hai raccontato che ti ha segnato di più?

La storia di un bambino scappato dalla guerra in Ucraina e trasferitosi a Milano, dove ha iniziato a studiare in una scuola elementare. È stato molto toccante vedere con quanta empatia e semplicità lui e molti come lui si sono inseriti in un nuovo mondo, fatto di matite colorate e abbracci in cui la barriera della nazionalità è crollata dopo il primo “ciao” pronunciato in italiano. Una bella storia di solidarietà.

4. Esiste una ricetta per raccontare la sofferenza con oggettività?

Credo che sia molto più semplice se non si hanno legami di alcun tipo con la storia che si vuole raccontare.

5. Hai mai incontrato barriere nel raccontare la sofferenza? Se sì, di che tipo?

L’ostacolo più grande è probabilmente il cercare di trattare la narrazione con oggettività e senza mostrare coinvolgimento, ma allo stesso tempo con rispetto verso le situazioni e le persone di cui si parla.

6. Il giornalismo moderno dà un adeguato spazio alle tematiche sociali?

Sta migliorando.

7. L’utilizzo della intelligenza artificiale nel giornalismo è un valore aggiunto o un rischio per la comunicazione sociale?

Dipende da come la si utilizza.

8. Che significa, secondo te, essere un buon giornalista?

Essere in grado di fornire un’informazione corretta e precisa, ma anche di scovare delle storie che meritano di essere raccontate e di farlo sempre con il maggior impegno possibile, trattando anche il racconto all’apparenza meno rilevante con l’attenzione e la cura con cui si tratterebbe un argomento da prima pagina.