Intervista a Francesco Sinigaglia

  1. È una sfida partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico?

È un vero piacere poter partecipare alla nuova edizione un Premio così importante e prestigioso che affronta tematiche di alta caratura soprattutto in virtù dell’obiettivo di sensibilizzazione dei più giovani alla voce viva del Giornalismo, nella scrittura convergente di penne esperte con quelle in erba, provenienti dal mondo della Scuola. Una sfida ambiziosa che oggi si fa certezza: un chiaro riferimento per la Stampa nazionale.

  1. Qual è la storia o il caso che hai raccontato che ti ha segnato di più?

Tra le indagini condotte, certamente, quelle a sfondo sociale e culturale sono quelle che hanno maggiormente catturato la mia attenzione: mi hanno spinto a esaminare con profondità tematiche concernenti i problemi della Salute internazionale, in un periodo come il nostro, fortemente legato alle emergenze sanitarie, nell’ottica di un focus mirato sulla questione alimentare e sul fabbisogno della popolazione, nella direzione di scandagliare e contribuire a portar luce sulle numerose difficoltà dovute ai blocchi delle importazioni e delle esportazioni, cagionate dal conflitto tra Russia e Ucraina. Nel particolare dell’indagine proposta, mi sono chiesto come nel nostro piccolo possiamo contribuire a dare una mano effettiva agli altri: la mia ricerca ha preso le mosse dall’operatività di comuni cittadini e di piccole associazioni attive sul territorio, impegnate concretamente ad aiutare, anche con ottimi risultati, chi vive in condizioni di disagio e di difficoltà.

  1. Cosa può e/o deve essere oggetto di informazione?

Tutto ciò che possa stimolare la coscienza dei fruitori: oggi in molti – anche nel nostro settore – ritengono che possa bastare un titolo o una buona immagine. Tuttavia, al raggiungimento dei presupposti di una informazione efficace (accurata, sintetica ma complessiva), è opportuno far rientrare poche battute essenziali e coerenti a oggetto di interesse della comunità di riferimento. Potenzialmente, a oggi tutto può essere motivo di informazione: è importante però avere chiaro il pubblico di riferimento della notizia e la prassi comunicativa.

  1. La Comunicazione Sociale è un tema che trova spazio sulle testate? Esistono parole “giuste” per parlarne?

La comunicazione sociale allo stato dell’arte è uno degli elementi su cui un giornalista può lavorare e “fare gavetta”, iniziando cioè a trattare questi temi sin da giovane, per intraprendere la professione e la carriera giornalistica. Sovente osserviamo che le notizie relative alla comunicazione di natura “sociale” vengono collocate in secondo piano, rispetto alle informazioni legate ad argomenti quali politica locale, nazionale o internazionale, o notizie di cronaca. Il sociale, però, toccando maggiormente le sensibilità e le intelligenze, potrebbe assumere un ruolo, per così dire, pedagogico ed educativo – quindi non solo informativo -, soprattutto in riferimento ai lettori più giovani a costituire una coscienza “sostenibile”, “ecologica”, “digitale”, e, più in generale, “umana”: key words della nuova comunicazione. Attraverso di esse, a mio avviso, è possibile raggiungere quello che un tempo risultava essere l’obiettivo massimo dei maître-à-penser della filosofia occidentale per il raggiungimento della cosiddetta “pubblica felicità”.

  1. Le notizie da divulgare e raccontare devono essere sempre nuove?

Vediamo continuamente che le notizie riportate anche dai programmi di informazione televisiva si rincorrono, si inseguono, aggiungono dettagli “a spizzico”, in una strategia che tiene incollato lo spettatore-uditore-fruitore a “stare sempre sul pezzo”, ruotando in sostanza attorno alla medesima questione. Implementano la notizia cioè di dettagli anche di minore rilevanza, rispetto alle informazioni già diramate e diffuse. Pertanto, sarebbe opportuno cercare di informare i lettori più diffusamente affinché si possa tornare ad acquistare il giornale – che sia anche quello online – che rende specifica la notizia rispetto a un target di riferimento ben individuato. Ciò si dovrebbe adottare sia a livello locale, soprattutto per le province d’Italia, che a circoscrizioni più ampie, cercando di coprire quanto più possibile gli interessi dei fruitori e tutti i colori della notizia.

  1. Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

Il lavoro del giornalista rientra nell’ambito delle funzioni del Servizio Pubblico. È anche necessario focalizzare l’attenzione sulla corretta gestione che si ha rispetto a un giornale: può essere il caso delle testate (soprattutto di concerto alle difficoltà dei piccoli giornali e delle testate locali). Sia però che si tratti di testate in quanto prodotto commerciale o nella considerazione ampia e complessa di servizio pubblico, è importante che il giornalista non disorienti il lettore, inseguendo un senso piuttosto che l’altro, ma mantenga il giusto equilibrio.

  1. Che significa, secondo te, essere un buon giornalista?

Essere sul pezzo, non rincorrere la notizia e approfondire i propri campi di interesse rispetto al proprio percorso professionale e di vita, rimanendo libero e fornendo al lettore una notizia che sia imparziale e oggettiva, nel pieno rispetto dei canoni deontologici.

  1. Come sei venuto a conoscenza del Premio?

Per il terzo anno consecutivo sono a partecipare all’edizione del Premio: è come tornare a casa. È sempre bello poter candidare propri lavori che hanno impiegato passione, tempo, dedizione e spirito critico, rispetto ai problemi che sono contemplati dalla società attuale, in una prospettiva di ricerca e di indagine che combacia con gli interessi del Premio in sé, con la sua consueta ed eccellente organizzazione.

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