Intervista a Claudio Rosa

  1. È una sfida partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico?

Partecipare a questi concorsi è sempre sfidante. L’obiettivo non è solo raccontare la malattia dal punto di vista clinico, ma narrare una storia che possa rispecchiare il percorso della persona che la vive sullq pelle, rispettandone sempre la dignità. Raccontare è sempre un compito delicato, a maggior ragione nel nostro caso dato che siamo entrati a contatto con un intero reparto e con le vite di minori, ma riuscire a comunicare una malattia e la sua umanità rende il risultato ancora più significativo.

  1. Qual è la storia o il caso che hai raccontato che ti ha segnato di più?

Sicuramente quella di Alessia, una storia forte, cruda, impattante e le parole della madre riassumono meglio di ogni altra cosa il significato del video ed il messaggio che c’è dietro.

  1. Cosa può e/o deve essere oggetto di informazione?

 L’oggetto di informazione deve riguardare la descrizione della malattia rara, in moro che possa essere conosciuta dal pubblico, sfatando miti o dubbi. D’altra parte è importante comunicare il percorso quotidiano della persona per far capire le varie tappe del caso clinico. In questo modo si avrà una narrazione chiara e veritiera. 

  1. La Comunicazione Sociale è un tema che trova spazio sulle testate? Esistono parole “giuste” per parlarne?

La comunicazione sociale è presente nel flusso informativo, ma è sempre difficile trovare il modo migliore per renderla corretta alla maggior parte delle persone. Nell’uso delle parole bisogna trovare sempre un equilibrio, evitando i toni compassionevoli e ricercando il rispetto della condizione clinica

  1. Le notizie da divulgare e raccontare devono essere sempre nuove?

 Non è obbligatorio che le notizie siano sempre nuove, ma è opportuno che si rinnovino sempre i termini comunicativi della narrazione. È importante arricchire il contesto dando nuovi spunti di riflessione e nuovi e nuovi angoli di lettura.

  1. Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

 Dipende dal tipo di prodotto che si va ad analizzare. Credo che, con le dovute eccezioni nel panorama italiano, il ruolo del giornalista debba essere quello di informare il proprio lettore, formando una comunicazione di alta qualità e con i giusti obiettivi commerciali.

  1. Che significa, secondo te, essere un buon giornalista?

 Un buon giornalista è colui che accompagna il proprio lettore attraverso la realtà, senza edulcorarla o spettacolarizzarla. È una persona libera da pregiudizi e vincoli, con il grande dovere di portare alla luce i problemi della società, senza lasciare niente al caso.

  1. Come sei venuto a conoscenza del Premio?

È stato Davide Arcuri a presentarmi il concorso e chiedermi di partecipare con lui. Vedendo il bando e le tematiche che sarebbero state affrontate, ho deciso di partecipare insieme a lui.

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