- È una sfida partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico?
Parlare di un tema così specifico raccontando episodi che esprimono etica solidale e senso civico, come quello che ho scelto, può essere la giusta maniera per sensibilizzare l’opinione pubblica. Per chi vuole intraprendere la carriera giornalistica le sfide sono all’ordine del giorno e devono essere solo uno stimolo in più, non una
- Qual è la storia o il caso che hai raccontato che ti ha segnato di più?
La storia di Claudio, Massimo e Tino mi ha colpito particolarmente, soprattutto per il valore dell’amicizia che resiste al tempo e per la passione che tutti i protagonisti nutrono per la bicicletta. L’obiettivo di aiutare la onlus del loro quartiere li ha spinti ad andare oltre le loro stesse possibilità e il fatto che i tre ci abbiano preso gusto e vogliano addirittura scrivere un libro la dice lunga sull’importanza del tema..
- Cosa può e/o deve essere oggetto di informazione?
In questo senso per il giornalista vengono in aiuto i criteri generali e formali che si possono adottare per selezionare i fatti, decidere quali di essi sono notizie, e stabilirne l’importanza.
- La Comunicazione Sociale è un tema che trova spazio sulle testate? Esistono parole “giuste” per parlarne?
Nella rassegna stampa che faccio spesso la mattina il tema della comunicazione sociale trova sempre più spazio. Difficile dire se esistono parole giuste o sbagliate per parlarne ma credo che il compito del giornalista sia trattare qualsiasi macro argomento con la stessa professionalità, dalla guerra allo sport.
- Le notizie da divulgare e raccontare devono essere sempre nuove?
Non necessariamente. Attualmente siamo invasi da notizie di ogni tipo e su qualsiasi piattaforma, ecco perché tornare su argomenti e tematiche già uscite con approfondimenti e richiami può essere interessante. Ovviamente rimane sempre fondamentale seguire la regola per cui un fatto diventa notizia solo se soddisfa i cosiddetti criteri di notiziabilità.
- Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?
Le testate oggi fungono da servizio pubblico ma finiscono inevitabilmente per diventare anche prodotti commerciali. Una cosa non esclude l’altra, a patto che la prima funzione sia sempre quella dominante.
- Che significa, secondo te, essere un buon giornalista?
Secondo me essere un buon giornalista significa raccontare i fatti nella maniera più oggettiva possibile. In questo periodo storico, in particolare, è fondamentale distinguerli dalle opinioni. Ognuno le ha ed è legittimato a esprimerle, ma il compito del giornalista è fare cronaca senza dare giudizi di merito. Anche così si combatte il pericolo numero uno per chi vuole fare bene questo lavoro: le fake news.
- Come sei venuto a conoscenza del Premio?
Grazie alla Scuola di Giornalismo W. Tobagi, che ha inviato a tutti gli studenti il bando per partecipare.