Intervista a Greta Dircetti

Greta Dircetti è nata a Padova nel 1995 e si è laureata in Governo delle amministrazioni all’università di Padova, in triennale e in Mass media e Politica all’università di Bologna, in magistrale. È una giornalista praticante del XV biennio della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia e dal 2017 collabora con Il Giornale di Vicenza per la cronaca. Ha seguito anche le pagine di economia e spettacolo. È stata stagista presso l’associazione Scambi Europei per la parte social e per il comune di Bassano del Grappa come ufficio stampa. Ha seguito la campagna elettorale del comune di Forlì per la parte di comunicazione e gestione dei social. È membro del consiglio direttivo dell’associazione Fuori Onda, formata da ragazzi sotto i 30 anni che si occupano di fare divulgazione nelle scuole, ma organizzano anche eventi pubblici in cinema e teatri per coinvolgere la cittadinanza.

 

  1. È una sfida partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico?

Sicuramente è una sfida, ma allo stesso tempo è una facilitazione perché con una tematica molto vasta ed eterogenea ci si potrebbe perdere e non centrare il focus. 

  1. Qual è la storia o il caso che hai raccontato che ti ha segnato di più?

La storia che ho scelto di raccontare mi ha colpita molto per la vicinanza all’ente. Conoscevo la Fondazione e le persone che ci gravitano attorno e non è stato semplice scegliere una sola storia, perché ce n’erano davvero molto che avrei voluto far conoscere. Questo rispetto al Premio. Rispetto ad altri articoli e servizi che ho realizzato invece, non ne saprei scegliere uno soltanto. Ogni storia che ho raccontato mi ha lasciato qualcosa e quello che mi colpisce è sempre la fiducia o non fiducia che gli intervistati hanno nei confronti del giornalista. Non è tanto difficile scrivere una storia, quanto far in modo che l’interlocutore si fidi di te e si senta libero di parlare. 

  1. Cosa può e/o deve essere oggetto di informazione?

Tutto può essere oggetto di informazione, perché ci sono moltissime sfaccettature di una sola notizia, informazione e avvenimento. Qualcosa rientra in cronaca, sport o spettacolo, tutto può essere declinato anche perché se considerassimo notiziabile solo ciò che è utile allo spettatore/lettore, la scelta di cosa pubblicare sarebbe troppo soggettiva. Questo non significa però che tutto abbia la stessa importanza o che certi tempi non vadano trattati con particolare tatto e attenzione. 

  1. La Comunicazione Sociale è un tema che trova spazio sulle testate?

La comunicazione sociale non fa notizia, come ad esempio la cronaca, perciò lo spazio che le viene dedicato è marginale, a meno che non si inserisca o abbia un aggancio nella cronaca stessa. La comunicazione sociale è spesso declinata come pezzo speciale o approfondimento. Ha una sua collocazione specifica e uno spazio più o meno marginale all’interno delle testate, dipende dal tipo di testata e, come detto, dall’aggancio o meno con la cronaca. 

  1. Quali gli effetti dei Mass Media e New Media sulla comunicazione sociale?

Effetti positivi e negativi come per qualunque mezzo di comunicazione. Non è tanto lo strumento in sé, ma come lo si utilizza. M.M e N.M hanno sicuramente avvicinato lo spettatore/lettore a realtà che prima erano poco conosciute o del tutto sconosciute. Hanno utilizzato forme narrative e chiavi di lettura inedite, grazie alla flessibilità dello strumento: video, documentari, un mondo web in fermento, una comunicazione immediata. Le logiche di quello che è notiziabile sono però rimaste le stesse del pre-digital, perciò la comunicazione sociale si trova comunque ad avere problemi di spazi dove potersi inserire. 

  1. Esistono parole “giuste” per trattare la Comunicazione?

Esistono parole adeguate al contesto che stiamo raccontando. Ogni notizia ha il suo linguaggio specifico ed è importante conoscerlo. 

  1. Le notizie da divulgare e raccontare devono essere sempre nuove?

Dipende dallo scopo ultimo. Se l’obiettivo è quello di sensibilizzare su una questione specifica che esiste già da tempo, la notizia non potrà essere nuova. Può però essere trattata in modo nuovo, per aggiungere qualcosa alla narrazione, non stancare chi la fruisce e mantenere alta la soglia di attenzione su quel tema, su quella problematica. 

  1. Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

Credo che dipenda dalla testata. Alcune sono dichiaratamente schierate a livello politico, altre a livello commerciale e di branding, non conta la notizia in sè, ma l’azienda che chiede di pubblicarla. Penso che sia legittimo farlo da parte di una testata, purchè venga reso palese al lettore. L’importante è che il lettore non venga ingannato e che la testata sia coerente con la linea che ha scelto. 

  1. Che significa essere un buon giornalista?

Saper trovare una storia e raccontarla nel modo più veritiero e coinvolgente possibile, ma non limitarsi a questa e trovare la notizia dentro la storia. 

  1. Come sei venuto a conoscenza del Premio?

Me ne ha parlato la direttrice della mia scuola di giornalismo.

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