Intervista a Elisa Toma

Elisa Toma, nata il 13/08/90, è originaria del Salento. Ha conseguito la laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l’Universita “La Sapienza” di Roma. Oggi frequenta il Master in Giornalismo dell’Universita di Bologna ed è iscritta all’albo dei praticanti. È autrice e responsabile Ufficio Stampa della rivista letteraria Passaporto Nansen ed ha collaborato con i magazine on Line: InsideArt, SnapItaly, Fourzine. Ha lavorato in agenzie di comunicazione, presso la redazione Rai “Mi manda Rai 3”, l’Uff icio Stampa del CNR e la Divisione Studi CONSOB.

 

 Partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico è stata una sfida?

 La sfida è poter affrontare temi così specifici con la stessa naturalezza degli altri.  Rispettando i protagonisti, le loro vite e i loro sforzi e sacrifici. La sfida è far emergere storie che spesso non vengono raccontate.

 La Comunicazione Sociale: è un tema che trova spazio sulle testate?

La Comunicazione Sociale non trova il giusto spazio nelle testate italiane. Spesso il pietismo prevale rispetto alla concretezza ed essenzialità del racconto. Il buon giornalismo può fare molto di più ma sono tanti i bravi giornalisti che lavorano con sensibilità e professionalità al fine di raccontare il sociale nei suoi aspetti più duri ma anche in quelli positivi.

Le parole, in un tema come quello del PGAB, si scelgono o sono già scelte?

 Nel video-reportage realizzato con Valerio Lo Muzio, le parole sono state affidate alla protagonista della storia. Le parole e il loro suono hanno un valore importante perché potevano non esserci, potevano non formarsi nella mente della piccola Giulia nata sorda al 100%, potevano non essere mai scelte, o essere collegate ad un concetto o ad un oggetto. La scienza e il coraggio di Giulia e della sua famiglia hanno permesso che le parole trovassero forma, consistenza, così come tutti gli altri suoni che permettono il nostro equilibrio nel mondo.

 Le notizie devono essere sempre nuove?

 La notizia è nuova quando nessuno l’ha già racconta. Ma è nuova anche per chi la legge per la prima volta. È nuova quando si rinfresca di nuovi particolari, quando merita di una seconda rilettura. Quando riesce a scuotere gli animi.

 Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?

 La qualità del giornalismo dovrebbe prevalere sul prodotto commerciale. Il giornalismo è vocazione, è passione. Sì, è in primis servizio pubblico. Il lavoro giornalistico, però, merita di essere rispettato e tutelato affinché nessun giornalista possa sentirsi solo e vulnerabile nell’affrontare le sue battaglie, nell’inseguire le notizie. Il giornalismo in Italia ha bisogno di rinnovarsi in ottiche che permettano la sopravvivenza del mestiere, l’aumento dei lettori e la qualità di prodotti informativi.

 Chi è oggi, secondo te, un buon giornalista?

 Il buon giornalista è chi è riverente solo ai fatti. Chi non scende a compromessi. Chi non si accontenta della superficie e scava alla ricerca della verità. Chi lotta e crede in questa professione, nonostante le difficoltà di ogni giorno, perché dietro al buon giornalismo c’è la tenuta stessa della democrazia e il senso critico dei suoi cittadini.

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