Federico D’Ascoli è un giornalista professionista che lavora per il gruppo Poligrafici Editoriale La Nazione – Il Resto del Carlino – Il Giorno. Nella sua carriera ha vinto due premi giornalistici nazionali: il premio giornalistico Barbiellini Amidei e il premio Tomassetti. Oggi risponde alle nostre domande sul Premio Giornalistico Alessandra Bisceglia
Partecipare a un Premio Giornalistico di un tema così specifico è stata una sfida?
Partecipare a un premio giornalistico è sempre una sfida, ancora di più quando il tema è così importante e poco sviluppato dai media, tradizionali e non
Comunicazione Sociale: è un tema che trova spazio sulle testate?
Incontra ancora delle difficoltà, perché si tendono a considerare più “interessanti” le cattive notizie. Ma direi che anche i grandi quotidiani nazionali stanno percorrendo una strada non facile per valorizzare le tante esperienze italiane così poco conosciute
Le parole, in un tema come quello del PGAB, si scelgono o sono già scelte?
Le parole si scelgono sempre e sono il sale della nostra professione
Le notizie devono essere sempre nuove?
Non è sempre così. Devono colpire, andare al cuore dei problemi, non essere solo flash ma anche analisi. In qualsiasi campo
Le testate, oggi, secondo te sono prodotti commerciali o servizi pubblici?
Oggi sono principalmente prodotti commerciali in grande difficoltà perché nel momento in cui diventano servizi pubblici hanno bisogno di sostegni che vengono visti dal pubblico come una ricerca di consenso da parte dei politici che li erogano. I lettori faticano a comprendere che un’informazione di qualità è un’informazione che, anche poco, si paga
Chi è oggi, secondo te, un buon giornalista?
Chi non si ferma alla superficie dei problemi chi non ha timore di sfidare il potere quando sbaglia. Horacio Verbitsky, qualche anno fa, ha spiegato che “giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto”.