Premio giornalistico “Alessandra Bisceglia”

(dal notiziario “W Ale Notizie” n°5, del 5 novembre 2011)

La prima edizione del Premio intitolato ad Alessandra Bisceglia – iniziativa promossa dall’Ordine dei Giornalisti, in collaborazione con l’Università Lumsa  di Roma  e con la Fondazione Alessandra Bisceglia W ALE Onlus, con il patrocinio di diversi enti, fra i quali la Regione Basilicata, la Provincia e il Comune di Potenza – ha avuto  almeno due grandi meriti, insieme a un limite.
Il primo merito è stato quello di ricordare il messaggio che ci ha lasciato il sorriso solare di Alessandra. Riportare alla memoria il suo coraggio, la sua determinazione che intrecciava con la sua dolcezza e la sua indomabile  voglia di vivere.

Perché il desiderio di fare qualcosa di giusto e di utile per gli altri, per Ale, è stato più forte della ferocia della malattia e del tempo breve che le è toccato in sorte. Il secondo merito è stato quello di essere riusciti a innescare un circuito virtuoso che ha indotto molte persone a condividere quel modo di rapportarsi alle cose, di intendere la vita, di considerare  l’altro  e gli altri.  Una maniera che trova forte sintonia con quanto Alessandra ha fatto. In questo  modo il suo messaggio è come se avesse trovato una maniera per esaltarsi e moltiplicarsi. I molti scritti che ci sono giunti sono testimonianza di questo spirito fecondo che ci aiuta  a sentire  più vivi che mai gli ideali nei quali Ale ha creduto.  Per  i quali non ha mai smesso di battersi. La battaglia per consentire a tutti, anche se costretti da condizioni di disabilità, di poter vedersi riconosciuti i diritti di cittadinanza. Di poter avere uguali opportunità per mettersi in gioco. Perché l’umanità, il talento e il genio non si misurano che per il loro stesso valore e non possono essere fermati da uno svantaggio o da una sedia a rotelle.

Gli elaborati che ci sono stati inviati hanno testimoniato non soltanto una attenzione, ma un sentire diffuso, un bisogno di testimoniare storie di riscatto e generosità. Perché sono possibili. Con la consapevolezza  che si tratta di battaglie di umanità e di cultura. Ma conquiste mai scontate. Una sfida che, anche quando conosce  successi,  non può mai considerarsi  vinta  una volta per tutte.
A questa prima edizione del concorso si è registrata un’adesione oltre ogni aspettativa: 45 elaborati pervenuti da quasi tutta Italia. Oltre che dalla Basilicata, territorio d’origine di Alessandra, sono giunti lavori dal Lazio e dalla Lombardia, dall’Emilia Romagna e dalla Toscana, dall’Umbria, dall’Abruzzo e dal Molise, dalla Puglia e dalla Campania. Ed è proprio qui che, se si vuole, si può riscontrare un limite di questo concorso. Limite che, per la verità, finisce con il coincidere con il suo massimo pregio: i premi a disposizione, secondo quanto previsto dal bando, sono risultati assolutamente inferiori  al numero dei lavori che avrebbero  meritato un riconoscimento. Per la forza delle storie. Per il coraggio, il dolore, l’emozione, l’umanità  che esse sono state capaci di comunicare. Ma questa caratteristica, oltre che a mettere in difficoltà nella scelta, ha costituito anche la premessa e la promessa della possibilità  di continuare. La conferma che esiste un Paese migliore di quello di cui spesso sentiamo parlare.  Un Paese che è fatto di persone generose, capaci di slanci senza aspettarsi un tornaconto. Di solidarietà insospettabili spesso silenziose  che però  sanno  restituire sollievo a molte esistenze.
Di questa  scoperta,  capace di fondare nuove speranze di futuro, anche Ale – penso – sarebbe contenta. E il fatto che siano venute alla luce anche in suo nome, è forse un modo giusto per sentirla ancora vicina a noi. Domenica 4 dicembre 2011, a Potenza, nella Cappella dei Celestini dello storico Palazzo  Loffredo, avrà luogo la cerimonia di premiazione dei vincitori di questa prima edizione del concorso intitolato  ad  Alessandra  Bisceglia. Non si tratta del punto conclusivo di un percorso. È solo  un momento di     passaggio, per quanto importante, di una delle molte  iniziative  che vivono nel nome di Ale. È la tappa di un più lungo percorso arricchito da incontri, esperienze imprevedibili, stupori. È solo, ancora una volta, un nuovo inizio

MIMMO SAMMARTINO