Alessandra è una persona speciale.
La vivo tutti i giorni nel cammino con i genitori, i fratelli e gli amici della Fondazione, che si dedicherà alla ricerca, all’aiuto, al sostegno di coloro che hanno problematiche legate alle malformazioni vascolari di tipo pediatrico.
Voglio ricordare Alessandra immaginando che ci accompagni in ogni momento della vita, così come è avvenuto fino a qualche tempo fa. È andata via troppo presto, dopo aver vissuto intensamente insegnandoci che ogni difficoltà è superabile.
L’ho conosciuta in modo casuale nell’autunno 2005, ed è proprio vero che la Provvidenza esiste. Ho ricevuto il curriculum e, così come faccio normalmente, immagino che dietro ad un pezzo di carta ci sia una persona.
Era una ragazza giovane, non l’ho mai vista sulla sedia a rotelle, l’ho vista camminare lungo un percorso sempre pronta a farsi consigliare.
Aveva un grande spirito di adattamento alle situazioni, professionali ed umane. Era laureata, era già giornalista con un obiettivo: fare la giornalista.
Ho pensato alle sue capacità di ricerca, erano tali da permetterle di fare l’autore televisivo e ho anche pensato che era più utile al mercato della televisione. Di giornalisti ce ne sono tanti, di autori pochi e con le sue capacità sarebbe stata perfetta.
L’ingresso in Rai, dopo l’assessment, fu con un contratto da assistente ai programmi, capì come gestire un’attività amministrativa, ma era ancora lontana dal primo obiettivo. In seguito si impegnò in una sostituzione estiva, capì come inserirsi in una rubrica, poi fu la volta di un contenitore. A quel punto fu chiaro che poteva fare l’autore, affiancarsi a qualche conduttore particolare ed essere un po’ la spalla, creativa e operativa..
Alessandra mi aveva emozionato, mi aveva ascoltato mentre a volte si ha la sensazione di parlare al vento.
Con lei non ho mai parlato al vento, mi sono trovata di fronte una persona che recepiva in modo istantaneo qualunque suggerimento e lo acchiappava così come si acchiappa una farfalla in mezzo ad un prato, con dolcezza, senza farle male.
Era tenera, tutte le cose le diceva in modo composto, equilibrata in ogni contingenza, tanto da farmi pensare ad un’età diversa, un’età molto più matura. In realtà sono trascorsi solo tre anni, ma potrebbero essere trenta per l’intensità del rapporto che abbiamo vissuto, 30 anni di maturità emotiva, professionale, umana. Non mi è mai capitato di avere una persona vicino che poi è diventata amica, un’amica più giovane e con esperienze diverse.
Cosa mi ha colpito di Alessandra? La sua capacità di ascoltare, di cogliere occasioni, di inserirsi in ogni circostanza con l’armonia e la consapevolezza del momento che viveva. Entrava in modo tranquillo in ogni situazione dando forza a chi lavorava con lei, aiutando a credere che di fronte ai problemi si può lottare e farcela. È il messaggio forte che ha distribuito insieme all’amore, alla familiarità tra le persone, un messaggio che non deve andare disperso.
Abbiamo iniziato con il Comitato, “Alessandra Bisceglia la forza di un sorriso”. Abbiamo lavorato per raccogliere fondi e realizzare la Fondazione WALE Onlus che ci permetterà di aiutare le persone in difficoltà.
Ci occuperemo di ricerca in modo scientifico e anche specifico individuando e assegnando master legati
alle varie specialità che entrano nella tipologia della sua malattia, dalla chirurgia plastica alla chirurgia vascolare, dall’ematologia a vari ambiti della medicina. Non soltanto un lavoro di tipo scientifico, formativo e di ricerca, ma anche un lavoro di sostegno pratico alle famiglie che si trovano di fronte casi analoghi.
Vorremmo aiutare quei ragazzi meno fortunati e che a volte hanno problemi ad attraversare la strada, a raggiungere un’aula universitaria. È importante quindi l’abbattimento delle barriere architettoniche per rendere agevoli gli accessi. Con sincerità devo ammettere che non è facile l’integrazione di persone che hanno alcune problematiche.
Non tutti la pensano allo stesso modo. Purtroppo è stato difficile far capire che non c’era richiesta di aiuto, ma c’era desiderio di farsi aiutare da Ale. È stata una giovane donna, una giovane professionista, ha dimostrato che c’era bisogno di lei.
Nel primo impatto, non tanto verso i direttori che l’hanno accolta, ma nelle situazioni più diverse, ha avuto colleghi che l’hanno accettata, ma c’è stato chi ha fatto finta di accettarla e lei lo sentiva, lo combatteva, e a qualcuno ha fatto cambiare idea. Non si tratta di superare solo barriere architettoniche, ma di superare barriere culturali che diventano un obiettivo e soprattutto una conquista 6 per tutti noi.
Quindi ci troviamo di fronte ad un lavoro a tutto tondo.
Siamo pieni di energia, è l’energia che ci trasmette Alessandra. È lei che ci invita a fare qualcosa per gli altri, lei che non ha mai lavorato solo per se stessa, qualsiasi cosa abbia fatto lo ha sempre fatto pensando che poteva essere utile anche agli altri.
Nell’attuale periodo della storia sociale e umana del nostro paese, la parola lamento è quella più diffusa, non vince l’esercizio della mente, ma il comportamento lamentoso, il dire non ce la faccio più, non ne posso più, vorrei tanto dormire e svegliarmi quando si è risolto tutto. Alessandra, quando abbiamo pensato al percorso da autrice e non da giornalista, ha accettato la scommessa e con serenità ha cominciato a scalare la montagna.
E anche dal punto di vista fisico ha sempre dimostrato una grande forza.
Diceva: ”Va bene, si può fare, dobbiamo andare a fare una ricerca, un’intervista, va bene si va”.
In ogni momento del giorno e della notte lei era sempre disponibile. Ha seguito anche trasmissioni dove ci si alzava la mattina molto presto e non ha mai protestato, è stata un esempio.
Aveva il raffreddore e non si fermava, aveva la febbre e non si fermava.
Lei non aveva solo il raffreddore e la febbre, si percepivano anche le preoccupazioni, ma erano preoccupazioni in cui trovava le risposte da trasmettere agli altri.
In realtà Ale era unica in tutto, nella malattia e nella vita.
Alessandra ci ha accompagnato sempre con il sorriso, un sorriso che abbiamo di fronte e negli occhi. A volte ci sono persone che quando ti parlano hanno dentro un altro film. Lei non aveva un altro film, lei raccontava con gli occhi il film della sua esistenza che era veramente un’esistenza complessa ma completa.
Presentazione a cura di Lorenza Lei
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