Qual è la situazione attuale del volontariato in Basilicata e quali le sfide
Il volontariato in Basilicata è stato condizionato da due eventi che hanno segnato una vera e propria linea di confine tra un prima e un dopo: la pandemia del 2019 e l’entrata in vigore del Codice Unico del Terzo settore (DLGS 117 del 2027). Il primo fenomeno ha fortemente segnato la sopravvivenza delle associazioni di volontariato; ad un certo punto nell’impossibilità di vivere una prossimità tra le persone, molte organizzazioni hanno vissuto in una sorta di “sospensione” che le ha costrette a non fare. E questo è stato un duro colpo alla vita associativa con l’effetto di impoverire ulteriormente il welfare privandolo di quel sostegno che notoriamente il volontariato offre. Una sorte diversa è toccata alle sole associazioni di protezione civile che hanno giocato un ruolo fondamentale e, secondo me, assolutamente prioritario nella gestione della pandemia stessa. L’altro fatto importante è stato il Codice Unico di Terzo Settore; anche in questo caso parliamo di un qualcosa che ha fortemente impattato sulla sopravvivenza delle associazioni di volontariato nel momento in cui, con l’obiettivo di porre ordine, il legislatore ha tracciato un perimetro all’interno di regole precise cogliendo impreparate le piccole realtà. E in questo caso, il volontariato della Basilicata è fatto di piccoli numeri, di organizzazioni che all’interno delle comunità giocano un ruolo importante per la sopravvivenza dei luoghi. In questo momento storico, si registra una rinascita del volontariato pur con una serie di difficoltà legate alla denatalità e alla fuga dei giovani dalla nostra regione. Manca un pezzo di società civile fondamentale per il ricambio intergenerazionale e questo è un vero problema che si pone come una delle sfide più grandi: poter giocare un ruolo per contrastare l’abbandono della Basilicata e rappresentare per le giovani generazioni uno degli elementi per poter esercitare il diritto-dovere di restanza.
Che tipo di supporto offrono le istituzioni locali e regionali al Volontariato?
Il Volontariato spesso si trova ad essere per le istituzioni l’unica ancora per la risoluzione dei problemi, svuotando così il ruolo del volontariato e dei volontari ma anche confondendo quello delle istituzioni che pensano di poter esercitare il ruolo di decisori nella gestione della cosa pubblica. Le istituzioni pubbliche in generale e la regione dovrebbero tener conto del ruolo agito dai volontari e dal volontariato ed essere maggiormente presenti, ma nella gran parte dei casi è il contrario. Mi riferisco in particolar modo agli Enti Locali, ai Comuni che si affidano al volontariato per “risolvere i problemi” in nome del processo di co-programmazione e co-progettazione richiamato dal codice. Questo è un nodo da sciogliere altrimenti si rischia di confondere i ruoli; le istituzioni locali, i Comuni in particolare, dovrebbero comprendere che è una questione di rispetto di ruoli e delle regole del gioco. Comprendo la difficoltà in questo momento storico; difficoltà legate ad aspetti di programmazione economica, di utilizzo di risorse e scarsità di mezzi, ma credo che bisognerebbe praticare maggiormente una forma di gratitudine per il volontariato.
Come si realizza il lavoro di rete e la collaborazione tra le associazioni nella realtà lucana?
Anche in questo caso parliamo di un tema sfidante! Il lavoro di rete è legato alle necessità del momento nel senso che in genere le associazioni faticano a stare insieme se non per progettualità ben precise. Non è sempre così, ma dal mio osservatorio, registro una grande difficoltà a stare insieme! Per questo il CSV Basilicata ha inteso promuovere la costruzione delle reti territoriali ed investire nella diffusione della cultura della collaborazione interassociativa. Il 2025 sarà l’anno di svolta sul lavoro di rete; nel documento di programmazione sono state tracciate le linee guida per costruire un processo che porti ad un salto di paradigma rispetto a questo tema. L’auspicio è che si possa innescare un cambiamento epocale in tal senso
Esiste un profilo medio del volontario? Quali le motivazioni che lo spingono ? Il numero dei volontari?
Come detto in precedenza, la Basilicata sconta il problema della denatalità e dell’invecchiamento della popolazione; ciò significa che l’età media del volontario si aggira intorno ai 60 anni, generalmente animato da spirito solidaristico e dall’appartenenza, in contemporanea, a più realtà associative nel senso che la stessa persona si prodiga a favore di più associazioni. Se pensiamo che nei piccoli centri il volontariato gioca un importante ruolo di animazione culturale e sociale non è poi così difficile pensare che esiste un trasversale impegno in più realtà. Le motivazioni sono spesso legate alla valorizzazione dei luoghi e alla voglia di socializzare e stare insieme per affrontare le sfide della solitudine, della sopravvivenza delle culture locali e della presa in carico dei beni comuni.
Quali scenari e prospettive per il volontariato di Basilicata?
Il cambiamento in atto ci restituisce una realtà fatta di associazioni sempre più organizzate e consapevoli delle proprie mission in grado di prepararsi ad un futuro nel quale il volontariato rientra a pieno titolo tra i players decisori. Ma su questo bisogna ancora lavorare! In Basilicata i volontari faticano ancora nel rapporto con la Pubblica Amministrazione e hanno bisogno di ri-vedere e di comunicare in maniera autentica il loro ruolo. Nulla è scontato, il volontariato è fatto di cittadinanza attiva che si prende cura della comunità in una posizione peer to peer; bisogna ancora lavorare per il loro pieno riconoscimento. Ma sono ottimista; noi lucani ci facciamo guidare dalla lentezza, ma una volta partiti arriviamo al punto!
Quali stimoli e suggerimenti
Essere volontari è uno stile di vita, fa bene a sé stessi e agli altri. Il volontariato è qualcosa che ci cambia la vita, almeno nel mio caso è successo! Il volontariato, come diceva Luciano Tavazza fondatore del MOVI – Movimento di Volontariato Italiano, è un modo diverso di fare politica. E come non essere d’accordo! Diventa palestra di vita e luogo di apprendimento di competenze utili per mettersi a servizio degli altri ma anche per scoprire e scoprirsi come persone.
Felicia D’Anna