Giornata mondiale malattie rare 2011. Controvento, sei autori teatrali raccontano le malattie rare

Il 28 febbraio 2011 al Teatro Sala Umberto, Roma, ci sarà lo spettacolo Controvento. Sei autori teatrali raccontano le malattie rare. Lo spettacolo è dedicato ad Alessandra Bisceglia, una giovane autrice Rai che si è spenta a soli 28 anni.

Alessandra Bisceglia è andata via a soli ventotto anni. Troppo pochi per chiunque, una vita davanti. Eppure ad Alessandra sono bastati per regalarci un sacco di cose. Per mostrarci, e non per insegnarci, che l’amore per la vita ci vuol talento ad impararlo, che si può rivoltare la sorte.

Dovremmo spiegare che Alessandra è nata con una patologia vascolare invalidante, una brutta malformazione che a quattordici anni l’ha obbligata a sedere per sempre su una sedia a rotelle e che le è costata interventi, ospedalizzazioni continue e una lotta faticosa per raggiungere qualsiasi tappa naturale della vita.

Ma questo è fare torto ad Alessandra. A questa ragazza che ci lascia detto che “chi è infelice è perché non ha ascoltato il DNA della propria anima”, perché il suo corpo su di lei non ha mai vinto, perché lei ha saputo andare avanti, oltre i suoi limiti.

E’ andata a Roma dove ha voluto studiare, trasferendosi in una città per vivere davvero l’autonomia. Non contenta del collegio si è misurata con le sue coetanee in un appartamento. E laddove le barriere architettoniche si alzavano si abbattevano quelle dell’amicizia, della comunione. Perché lei era un tornado, una tromba marina che trascinava tutti a lottare con lei a fare “famiglia” in una casa di studenti, ad aiutare tutti a capire che la vita può anche essere un dono straordinario. Ha combattuto per avere una quotidianità, per mostrare a se stessa che le sue gambe non avrebbero fermato né la sua mente né i suoi desideri. E la laurea, infatti, non è stato il suo traguardo. E’ stata solo una partenza. Da lì Alessandra ha preso il volo verso quel destino che, come diceva lei stessa non poteva essere una catena, ma, appunto un volo. Perché le catene ad Alessandra non è riuscito a metterle nessuno, neanche la sua malattia: ha firmato sul Corriere della Sera, la testata che sogna ogni giovane aspirante giornalista, ha lavorato in Rai amata dalle redazioni, dai direttori e da chiunque avesse avuto la fortuna di incontrarla. Amati di un amore ricambiato perché Alessandra, solo a leggere i ringraziamenti della sua tesi di laurea, si poteva respirare l’allegria dei suoi affetti. Leggeri e profondi come lei. Rispecchiati dal suo sorriso pieno di luce, pieno di futuro. Perché Alessandra verso il giorno dopo correva in fretta, veloce, ad aggredire la vita con l’entusiasmo che l’ha portata laddove le sue gambe non ce l’avrebbero potuta fare comunque, neanche se avessero corso i cento metri. Perché per andare nella sua direzione non servono le gambe ma serve la passione, e mentre correva, Alessandra, capiva il valore del tempo.

“Ho capito che c’è un tempo per tutto…. – lascia scritto quasi per caso, un frammento di pensiero annotato in un angolo nascosto – ma per arrivare a queste conclusioni nella mia vita ho dovuto combattere per tutto il tempo…”.

A noi resta il valore del suo ricordo.

Di quello che è stato il breve, lungo tempo in cui ha vissuto.

Taranto Mirella

Ufficio stampa ISS