Dal convegno “Affrontare le anomalie vascolari: ieri, oggi, domani”
di Eugenio Stanislao
La terza sessione del convegno del Campus Bio-Medico “Affrontare le anomalie vascolari: ieri-oggi-domani”, dal titolo “Recupero psico-fisico: prospettive” è stata coordinata da Valter Santilli, professore ordinario di Medicina Fisica e Riabilitativa all’Università Sapienza di Roma. Ad avviare i lavori, Eugenio Di Stanislao, ingegnere Ricerca e Sviluppo presso ITOP-Officine Ortopediche, con il suo intervento dal tema “Dispositivi ortesici ed ausili per la prevenzione ed il trattamento delle Anomalie Vascolari”. Dopo aver ringraziato la Fondazione ViVa Ale “per l’invito e per l’impegno profuso verso le persone affette da anomalie vascolari”, Di Stanislao si è soffermato “sui trattamenti conservativi da un punto di vista ortesico delle malformazioni venose, soprattutto nel trattamento di quelle a carico degli arti inferiori nelle forme a basso flusso caratterizzate da quadri di insufficienza venosa cronica”. “Gli obiettivi – ha evidenziato – sono da una parte migliorare la sintomatologia correlata all’ipertensione venosa periferica e dall’altro ridurre l’incidenza di complicanze quali trombosi o lesioni ulcerative senza indurre eventi avversi. Gli studi presi in considerazione per questo tipo di raccomandazione sono degli studi randomizzati e controllati con un campione piuttosto eterogeneo, con basso numero di popolazione reclutata e soprattutto, spesso, senza confronti con altre terapie conservative di tipo medico. Nonostante ciò, parliamo di un’evidenza di livello qualitativo piuttosto elevata anche nella sindrome di Klippel-Trenaunay o nella Parkes-Weber. Il trattamento conservativo con elastocompressore rappresenta l’opzione conservativa di prima scelta per il contenimento dell’evoluzione peggiorativa spontanea di questa sindrome. Nelle linee guida, nella parte dell’inquadramento diagnostico si fa riferimento anche alla necessita di utilizzare delle metodiche di analisi quantitativa del cammino, proprio perché il disturbo del cammino può essere di natura molto variabile e quindi potrebbe essere necessario andare a trattare il paziente non solo per l’aspetto vascolare, ma anche per l’aspetto ortopedico e della funzione cammino. Parliamo di un trattamento e di un approccio fortemente personalizzato”.
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