Atti del Convegno. Angiomi e Anomalie Vascolari “Il peso familiare e sociale della patologia”

Un saluto a tutti ed un ringraziamento agli illustri relatori che apporteranno a questo corso il loro autorevole contributo. Un affettuoso saluto ai genitori di Ale che sono stati i veri protagonisti della realizzazione di questo convegno e, a mio parere, di tutto quello che si sta facendo in nome di Ale a beneficio di quanti, come lei, possono aver avuto la sfortuna di non avere una salute integra ed ai quali è giusto dare la speranza che qualcosa di più si riesca a fare.

Per questo corso il Presidente della Repubblica ha voluto dare una medaglia che io mi permetto di consegnare alla dottoressa Raffaella dopo averne letto il contenuto.
“Gentile dottoressa, ho il piacere di trasmetterle l’unita medaglia che il Presidente della Repubblica ha voluto destinare quale suo premio di rappresentanza al Convegno Angiomi ed Anomalie vascolari. L’occasione mi è gradita per farle giungere insieme con l’augurio mio sentito per il successo dell’iniziativa i più cordiali saluti, dott.ssa Giovanna Ferri”.

Il corso, come dicevamo, nasce dalla volontà della Fondazione e dalla volontà dell’Asp di arricchire il proprio personale del contributo che il corso stesso darà. Nella mia introduzione voglio rifarmi brevemente alla storia della protagonista, di Ale, che ha avuto nella sua vita, come leggevo tra le pagine della Fondazione, un coraggio enorme, un coraggio sovra la norma ed un’estrema leggerezza nei riguardi della malattia.
Due aspetti mi permetterò di sottoporre alla vostra attenzione: la difficoltà che ha oggi la sanità di dare quello che è necessario a chi soffre, e questo è anche un limite della Sanità nazionale e la difficoltà a fare ricerca nella misura sufficiente, timorosa che la ricerca possa comportare costi maggiori e quindi non sempre offre alla ricerca la dovuta collaborazione che invece è necessario avere. Noi Direttori Generali, che abbiamo la responsabilità anche economica dell’Azienda, temiamo talvolta che l’innovazione possa portare costi aggiuntivi e quindi far venir meno la sostenibilità delle nostre azioni.
In queso dobbiamo probabilmente cambiare la nostra mentalità, abbiamo il dovere di accogliere la ricerca, di accogliere l’innovazione con l’impegno che ad ogni innovazione noi facciamo seguire delle innovazioni organizzative: è l’unico modo affinché la ricerca possa giungere all’organizzazione e che nell’organizzazione stesssa possa esserci un ritorno per l’innovazione e questo è quello che il corso ci consiglia di fare.
Come avete notato, il corso oltre a dare notizie più puntuali sulla patologia, ci indica attraverso modifiche organizzative quali sono i percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, quale deve essere la risposta perché ci sia appropriatezza, affinché il cittadino possa essere realmente preso in carico dalla struttura sanitaria.
Questa regola dobbiamo mettere in pratica; abbiamo quindi il duplice dovere di far sì che l’innovazione entri nella sanità e che la sanità entri nell’innovazione attraverso le necessarie modifiche.
Torno all’altro aspetto della storia di Ale: il suo grande coraggio!
Noi oggi abbiamo bisogno di altrettanto coraggio! Il coraggio significa non essere critici o scettici verso quello che può venire dalla ricerca o dallo sviluppo in sanità. Abbiamo il dovere di capire che in sanità non siamo in grado di fare tante rivoluzioni, ma piccoli passi. Questi piccoli passi sono, però, necessari per
dare al paziente tanti piccoli vantaggi che assicurano una migliore qualità di vita.
Credo che questo aspetto, che ci viene dalla vita di Ale, dobbiamo far nostro e tutti ci dobbiamo impegnare perché attraverso piccole cose possiamo dare al cittadino che soffre una vita più serena, che è il massimo che alle volte possiamo dare.

Presentazione a cura di Pasquale Amendola, Direttore Generale ASP Potenza

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