Ogni malato e chiunque lo assista lo sanno bene: la malattia si sconfigge con le giuste diagnosi e terapie ma la si affronta quotidianamente con un corretto atteggiamento mentale.
Se le rappresentazioni offerte dai media continuano a fornire versioni distorte e imprecise delle condizioni di vita di un malato, i media e i suoi addetti stanno svolgendo male il proprio lavoro. L’informazione è anzitutto servizio pubblico e a servizio del pubblico, nessuno escluso.
Una buona comunicazione sociale coinvolge le persone, fa conoscere loro realtà difficili e forme concrete di sostegno per chi è in difficoltà. In breve, la buona comunicazione sociale deve sensibilizzare le persone e spalancare le porte socchiuse di scomode realtà. Problemi e contraddizioni dovrebbero essere materia prima della comunicazione sociale che di questi deve essere specchio e lente di ingrandimento, rendendo tali realtà di pubblico dominio.
La buona comunicazione sociale è quella a cui aspiriamo e a cui dedichiamo anche questa III edizione del Premio Giornalistico Alessandra Bisceglia con l’intento di motivare i giovani professionisti dell’informazione a mettere la propria penna al servizio della comunità per dare informazioni corrette e puntuali su questioni sociali di rilievo per la vita di un malato e dei suoi caregiver: forme di assistenza, ricerca medica, nuove terapie, sussidi e supporto psicologico-assistenziale.