Ben ritrovati al nostro terzo appuntamento con la rubrica “Verso l’Armonia…”.
Questo articolo è dedicato a Te! Sì, proprio a te, caregiver, che hai scelto con impegno, pazienza e dedizione di prenderti cura del tuo caro, affetto da una malattia rara.
A te, che hai fatto rinunce e che stai facendo grandi sacrifici per portare a termine questo compito; ma continui a farlo, perché a spingerti è la motivazione più grande e più potente che esista: l’amore, quello vero, incondizionato e inarrestabile.
A te, che hai scelto di mettere in stand by la tua vita perché, da quando avete ricevuto quella maledetta diagnosi in famiglia, hai rivisto le tue priorità e hai messo al primo posto il benessere del tuo caro.
A te, che forse ora ti sei concesso/a 5 minuti per leggere questo articolo… a te va la stima più profonda e la gratitudine più sincera per tutto quello che fai!
Ma ora, presta attenzione e rispondi a queste domande: quante volte hai sentito la stanchezza, fisica e mentale, l’incertezza, il senso di inutilità e di impotenza? Quante volte hai ordinato a te stesso di essere forte, anche se avresti voluto soltanto piangere? Quante volte hai negato la tua sofferenza e il tuo dolore, perché hai pensato di non avere il diritto di dar voce a queste sensazioni? Quante volte hai sperimentato frustrazione, rabbia, desiderio di mollare e arrenderti e poi ti sei sentito/a in colpa per aver provato tutto questo? Quante volte hai pensato cose che non avresti voluto considerare e ti sei vergognato per questo?
Quante volte ti sei sentito/a solo/a e abbandonato/a perché tutti, attorno a te, hanno finito col dirti: “Non voglio disturbare, tu hai già così tanto da fare!”, “Sei bravissimo/a nel gestire tutto da solo/a, non voglio essere di intralcio!”. Ed è vero: sei inarrestabile e ti impegni in ogni attività con grande forza e determinazione. Ma sei anche tu un essere umano: stai affrontando una situazione importante e complessa che – come è giusto che sia – ti provoca emozioni e sentimenti che non puoi continuare a negare e nascondere. Stai combattendo una guerra che non puoi portare avanti da solo/a!
Sei sul fronte ogni giorno, con coraggio e voglia di lottare! Ma tutto questo non durerà per sempre: un giorno ti ritroverai ad essere più stanco/a del solito … e forse comincerai a sentirti demotivato/a sempre più spesso. Ti accorgerai che la notte fatichi a dormire, perché pensi alle mille cose da fare, al futuro, o ripensi a ciò che è andato storto.
Ti riscoprirai arrabbiato/a con il mondo e con te stesso/a e tutto questo non ti permetterà più di accudire e prenderti cura del tuo caro come facevi una volta. Perché nel lungo periodo la stanchezza e lo stress hanno consumato l’amore che ti guidava all’inizio: l’hanno prosciugato, lasciando la strada libera a qualcosa di più doloroso che comincia a farsi spazio!
Prima di arrivare a questo punto, fermati e prova a rivedere la tua posizione in tutta questa storia.
Pensa a te stesso non come a colui/colei che deve fare tutto da solo/a, ma come al generale di un esercito, nella guerra che stai combattendo contro la malattia rara: il vostro obiettivo è il benessere del vostro caro. Ricorda, però, che nessun generale, per quanto forte, coraggioso, inarrestabile e determinato può farcela da solo. L’esercito è fondamentale e ogni soldato deve avere un ruolo ben preciso. Tu, dalla postazione di comando, devi coordinare tutte le operazioni con armonia.
So cosa stai pensando e ti rispondo no! No, non sei un/una vigliacco/a se chiedi aiuto ai tuoi soldati. Siete una squadra e … si sa … quando si lavora insieme e l’uno per l’altro, tutto riesce nel migliore dei modi. Un compito svolto da una squadra ben coordinata è più completo, creativo e funzionale di quello sviluppato da un singolo individuo. Combattere con un esercito ti permetterà di:
- dividere equamente le responsabilità;
- dividere la sofferenza;
- raddoppiare il senso di unione;
- moltiplicare i momenti di gioia e condivisione (perché quando ti ostini a volere fare tutto da solo/a, aumenta quella stanchezza fisica e mentale di cui parlavamo e questa condiziona il tuo modo di vivere la relazione con i tuoi cari; così facendo, perdi anche dei momenti di serenità e gioia che sono fondamentali -a volte più delle cure stesse -per il tuo caro che soffre di una malattia rara!
Se vuoi approfondire questi aspetti, ecco l’intervista alla dottoressa Maria Langellotti; psicologa e psicoterapeuta